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Frode, quattro anni di carcere per l’ex amministratore della "Calcestruzzi Spa"

Per Mario Colombini 4 anni di carcere e 6 mila euro di multa, esclusa l’aggravante mafiosa. Il processo riguardava l’impiego di calcestruzzo con basse quantità di cemento nella costruzione di opere pubbliche in Sicilia

CALTANISSETTA. L'ex Ad della «Calcestruzzi Spa» Mario Colombini è stato condannato dal tribunale nisseno a 4 anni di carcere e 6mila euro di multa per frode in pubbliche forniture. È stata esclusa l'aggravante di avere agevolato la mafia. L'ex direttore di zona dell'azienda in Sicilia Fausto Volante è stato invece condannato a 6 anni e 10 mesi per frode e illecita concorrenza; Colombini e Volante, inoltre, sono stati assolti per l'associazione a delinquere.  Il processo riguardava l'impiego del calcestruzzo con basse quantità di cemento per la costruzione di opere pubbliche in Sicilia; dal risparmio - secondo l'originaria accusa, ritenuta infondata dai giudici nisseni - l'azienda avrebbe ottenuto somme in nero per pagare Cosa Nostra ottenendo in cambio favori.    «Vogliamo sottolineare - rileva in una nota il collegio di difesa di Colombini - che la sentenza sgombra il campo da qualsiasi ipotesi di rapporto di Colombini e dei vertici della società con associazioni criminali. Il Tribunale ha stabilito che per Colombini non c'è mai stato nessun rapporto con la mafia, nè alcun comportamento che abbia in qualche modo favorito le associazioni criminali».

Imputati in questo processo erano anche l'ex capo area della Calcestruzzi, poi divenuto collaboratore di giustizia Giovanni Laurino, cui sono stati inflitti 3 anni e 6 mesi per frode in pubbliche forniture e illecita concorrenza in continuazione coi 10 anni di reclusione comminati per associazione mafiosa nel processo scaturito dall'inchiesta «Odessà, e il boss di Caltagirone Ciccio La Rocca condannato a due mesi di isolamento diurno (era accusato di illecita concorrenza aggravata) che si aggiungono all'ergastolo per associazione mafiosa e omicidio che gli era stato comminato in altri processi.  Il processo prendeva in esame capi d'accusa in relazione ai lavori sulla Diga foranea Porto isola e il palazzo di giustizia di Gela. Per altre opere contestate dall'accusa, tra cui la galleria Pozzo Minneria, lo svincolo di Castelbuono dell'A20, lo scorrimento veloce Licata-Torrente Braemi, le accuse sono cadute in prescrizione perchè i fatti sono avvenuti precedentemente al 2007. Il Tribunale ha inoltre riconosciuto parziali risarcimenti alle parti civili: al Comune di Gela 100 mila euro più i danni patrimoniali che verranno stabiliti dal tribunale civile; all'impresa Ricciardello 1.000 euro di danni patrimoniali. Per il Consorzio autostrade l'entità del risarcimento verrà stabilito dal giudice civile.  Saranno, inoltre, risarcite a tutti le spese in giudizio per complessivi 8.700 euro. Nessun risarcimento, infine, è stato riconosciuto all'Anas perchè i fatti sono prescritti.

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