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Agricoltura, accesso al credito negato: in un anno chiudono 1.500 aziende a Gela

Spesso però le ditte individuali riaprono con nuovi intestatari. Lo Nigro: i costi sono elevati

GELA. Le banche non concedono prestiti e, così, tante aziende agricole locali chiudono per riaprire, subito dopo, con nuovi intestatari. La denuncia giunge direttamente dai responsabili dell’ordine provinciale degli agronomi, presieduto da Piero Lo Nigro. Le percentuali di “chiusure” sospette, infatti, si sono impennate soprattutto negli ultimi mesi. “Abbiamo notato – spiega proprio Lo Nigro – che, davanti ai no pronunciati dai funzionari di banca, molti imprenditori decidono di chiudere per riaprire, improvvisamente, attraverso nuovi intestatari. Nella maggior parte dei casi, il passaggio avviene tra padri e figli. I giovani hanno maggiore facilità ad accedere ai contribuiti previsti per l’imprenditoria. In sostanza, i soldi che non vengono erogati dagli istituti di credito sono ugualmente acquisiti attraverso i fondi concessi ai giovani imprenditori”. Da questo punto di vista, i componenti dell’ordine non nascondono di aver richiesto controlli ancora più stringenti. “La situazione – spiega ancora Lo Nigro – è veramente preoccupante. In questo territorio, ricomprendendo anche le città vicine, abbiamo calcolato la presenza di almeno cinquemila imprese agricole. Di queste, però, almeno un terzo ha già chiuso i battenti per mancanza di liquidità”. In sostanza, i piccoli imprenditori non riescono a coprire i costi, sempre più elevati, davanti a guadagni che si sono decisamente ridotti. “Attenzione – spiega ancora l’agronomo – il problema non sono solo le circa 1.500 aziende che hanno già chiuso ma anche quelle la cui sopravvivenza dipende da fattori come il credito bancario o, addirittura, eventuali fenomeni atmosferici negativi per le loro produzioni”. Il settore agricolo locale, così, continua ad affrontare una crisi che non sembra facilmente risolvibile. “Esistono tanti problemi – conclude Lo Nigro – fra tutti, quello della concorrenza degli operatori di altri mercati, nei quali si spende decisamente poco per esportare prodotti di scarsa qualità. Per questa ragione, gli istituti di credito dovrebbero assicurare maggiori prestiti agli agricoltori locali. Altrimenti, questi imprenditori, spesso decisamente piccoli, continueranno ad essere vittime della Serit e di tutte le conseguenze scatenate dai mancati pagamenti”. Davanti a questa realtà, i passaggi aziendali di comodo da padre a figlio diventano sempre più frequenti: alla ricerca di una liquidità economica, altrimenti difficile da ottenere.

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