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A Niscemi duemila edifici abusivi: «Molti potrebbero essere salvati»

Immobili acquisiti al patrimonio del Comune. Interrogazione dell’Idv: «Si applichi la sanatoria giurisprudenziale»

NISCEMI. Oltre duemila immobili abusivi sono stati acquisiti al patrimonio indisponibile del Comune. Si tratta per lo più di case di civile abitazione, costruite senza alcuna licenza edilizia ma con i sacrifici di una vita, spesso passata all'estero da emigrante. Ma nessuno di questi manufatti è sanabile, perché nessuno rientra nei canoni di una sanatoria o del condono edilizio. Ora su questo immenso patrimonio abitativo pende una duplice pesante spada di Damocle: la demolizione o l'utilizzo per pubblico interesse. Già un'apposita commissione, incaricata dal Comune e composta da elementi del Genio Militare, da tecnici comunali e vigili urbani, è al lavoro per procedere al censimento delle unità immobiliari che presentino le caratteristiche di edificio di rilevante interesse pubblico, al fine di segnalarli all'esame del consiglio comunale che dovrà deliberare sulla loro destinazione. Ma ci sono consiglieri che sostengono che una buona fetta di questi immobili abusivi possa essere salvata e restituita alla piena disponibilità dei proprietari. Sono i due consiglieri del Gruppo dell'Italia dei Valori, Giuseppe Rizzo, ex vicesindaco con delega all'Urbanistica nella passata amministrazione, e Sandro Tizza. I due esponenti Idv hanno presentato un'interrogazione al sindaco Francesco La Rosa, chiedendo di conoscere i motivi del ritardo accumulato per la trattazione della proposta di modifica del regolamento edilizio comunale che prevede l'aggiunta dell'articolo 21 bis con la seguente dicitura: «Sanatoria giurisprudenziale per gli immobili che sono conformi allo strumento urbanistico vigente e limitatamente alle costruzioni esistenti; le sanzioni amministrative da applicare sono le stesse previste dall'ex art. 13 della legge 47/85». La proposta Idv si basa sul concetto, non del tutto peregrino, di sanatoria giurisprudenziale. «La sanatoria giurisprudenziale - spiega Rizzo - così chiamata perché introdotta nel sistema dalla giurisprudenza amministrativa, afferma la legittimità del rilascio del titolo abilitativo fondato sulla conformità dell'intervento edilizio alla normativa urbanistica vigente al momento della domanda di rilascio della licenza edilizia, indipendentemente dalla normativa vigente al tempo dell'esecuzione dell'opera». Secondo Rizzo, una volta che il consiglio comunale approverà questo principio, molte case realizzate senza licenza ma conformi all'attuale Prg potranno essere salvate dalle ruspe.

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