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«Occupò alloggio». Palazzo di giustizia, l’ex custode nei guai

L’abitazione venne sequestrata due volte ma il dipendente mantenne all’interno i mobili malgrado l’ordine di sgombero

CALTANISSETTA. Prima sfrattato e adesso a giudizio sull’onda della querela presenta a suo carico dai vertici del Comune. È l’ex custode del palazzo di giustizia che ora è chiamato sul banco degli imputati per esercizio arbitrario delle proprie ragioni mediante violenza sulle cose. È l’accusa che pende sul sessantunenne Angelo Pavone (difeso dall’avvocato Giovanni Di Giovanni) tirato in ballo, in un primo momento, per invasione e occupazione abusiva di un alloggio del Comune. Lo stesso, che l’imputato diversi anni addietro occupava al piano terra del tribunale. Una casa composta da una decina di stanze che formavano una sorta di dedalo. Diversi anni addietro il presunto «abusivo» è stato costretto a lasciare quei locali per micidiali e insopportabili esalazioni di gasolio provenienti dalla cisterna seminterrata e da anni dismessa, che avrebbero finito per impregnare muri e pavimenti dell’appartamento. Al punto tale da costringere il «sorvegliante» a trasferirsi altrove. Ma lì dentro aveva lasciato i suoi mobili. Una situazione cristallizzata che è scivolata così, quasi per inerzia, per diverso tempo. Fin quando per una sorta di progressione di carriera, un paio di anni fa, per il custode è scattato lo sfratto. Sì, perché s’è ritrovato affidata la sola sorveglianza della biblioteca del tribunale, al piano terra dello stesso stabile, e non del palazzo. Così da perdere il diritto, secondo i vertici dello stessa amministrazione giudiziaria, all’alloggio gratis, con tutti gli annessi e connessi. Ma – siamo nel settembre di due anni fa- andato a vuoto l’ordine di sgombero, è scattata allora la denuncia a carico dello stesso custode e il sequestro dell’immobile. Da quel momento s’è aperto un braccio di ferro giudiziario contraddistinto da non pochi colpi a sorpresa. Già, perché il tribunale del riesame, accogliendo l’istanza del ricorrente, ha poi stabilito che non si profilava l’ipotesi di occupazione abusiva. Così il provvedimento di sequestro è stato revocato. Ma appena una settimana dopo – sempre nel settembre di due anni fa- sono scattati nuovamente i sigilli. La procura, infatti, ha riqualificato l’originaria ipotesi di invasione e occupazione abusiva di un alloggio del Comune , in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. E sul capo dell’ex custode è poi piovuto pure un decreto penale di condanna con l’imposizione del pagamento di una multa. Ma non è finita qui. Perché lo scorso anno il sindaco ha querelato lo stesso Pavone così da fare scattare il giudizio. Lo stabile che ospita gli uffici giudiziari, infatti, è di proprietà del comune. Poi quella che un tempo era l’abitazione del «guardaportone» è stata riconsegnata all’amministrazione di palazzo del Carmine che ne ha destinato parte a una sezione di polizia giudiziaria. 

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