Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

San Giacomo, rione dimenticato a Gela Il parroco: il dramma è il lavoro

Don Condorelli rifiuta l’etichetta di area ad alto rischio criminale: "Ci vivono tanti rumeni ma sono brave persone"

GELA. San Giacomo quartiere difficile? Solo per l’assenza di lavoro. L’allarme viene lanciato dal sacerdote dell’omonima parrocchia che descrive una quotidianità estranea al predominio criminale.

“Purtroppo – spiega Gaetano Condorelli – le azioni di pochi riescono a fissare un marchio indelebile sull’intero quartiere e sui suoi residenti. Da quello che posso osservare, però, si tratta solo di una nomea distante dalla realtà dei fatti”. In sostanza, il sacerdote cerca di smontare una convinzione, forse, fin troppo radicata. “Si parla spesso, ad esempio – aggiunge il parroco – del problema dei cittadini giunti dall’est europeo e, soprattutto, dei molti romeni. Onestamente, escludo che esista un disagio legato alla presenza di questi uomini e queste donne. Il vero problema della zona, in realtà, riguarda la totale assenza di prospettive lavorative. Anche i cittadini stranieri, come capita per quelli locali, vivono situazioni di diffuso disagio. Ma, proprio per questa ragione, non è assolutamente corretto parlare di emergenza criminale”. Il quartiere, così, sembra essersi allontanato anche dagli interessi della politica. “Sicuramente, esistono tanti problemi – continua Condorelli – amplificati da una certa distanza delle istituzioni. Questo quartiere, nonostante la sua estensione, non viene sufficientemente considerato. Ci sono poche iniziative e, così, cerchiamo di coprire i buchi attraverso l’autorganizzazione”.

Il sacerdote, infatti, sta anche cercando di coinvolgere la comunità straniera: in cantiere, c’è il progetto di celebrare funzioni religiose congiunte insieme ai fedeli di rito ortodosso. “Solo in questo modo – dice ancora il parroco – possiamo garantire un maggiore sostegno a chi, altrimenti, sarebbe del tutto escluso”. Un invito, quello lanciato dal religioso, che investe tutti: con in testa, coloro che possono decidere. “Senza interventi – conclude il responsabile della parrocchia di San Giacomo – si rischia la deriva. Non bisogna meravigliarsi, poi, quando i giovani iniziano ad intraprendere vie diverse da quelle della legalità. Sono loro che devono essere coinvolti e tutelati”. A San Giacomo, si cerca di sfuggire ai clichè e ad un passato segnato da troppi episodi preoccupanti: non siamo davanti all’ultima frontiera ma, solo, ad un quartiere in difficoltà.

Caricamento commenti

Commenta la notizia