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Occuparono l'ufficio lavoro, in 23 alla sbarra

Una pacifica occupazione, quella inscenata tre anni e mezzo fa, in difesa del loro occupazione, per quanto precaria, e della loro dignità di lavoratori. E così, adesso, in ventitrè siedono sul banco degli imputati

CALTANISSETTA. È un piccolo esercito d'imputati quello chiamato oggi al cospetto del giudice per avere invaso i locali dell''Ufficio provinciale del lavoro. Una pacifica occupazione, quella inscenata tre anni e mezzo fa, in difesa del loro occupazione, per quanto precaria, e della loro dignità di lavoratori. E così, adesso, in ventitrè siedono sul banco degli imputati. Un corposo elenco in cui figurano operai inseriti negli elenchi degli ex «Rmi».

Sono il quarantottenne Vincenzo Regina, il quarantacinquenne Carmelo Ponticello, Stefano Ginevra, 51 anni, Angelo Saia di 57, il quarantanovenne Michele Renato Ginevra, Guido Costanza di 63 anni, Giuseppe Collodoro, 40 anni, Salvatore Gelfo di 36, il cinquantenne Michele Sardo, Mario Salinitro, 48 anni, Elena Napoli di 35, Michele Lombardo, 54 anni, il cinquantaduenne Carmelo Oliveri, Michele Tortorici, 44 anni, Giuseppe Bello di 48, Alji Gasi cinquantunenne di origini slave, la cinquantunenne Domenigue Delia, Giuseppe Cumia di 52, Michele Cannavò, 46 anni, Salvatore Lo Cicero di 47, il cinquantaduenne Calogero Tortorici e Serafino Di Gati di 57 anni (difesi dagli avvocati Maria Francesca Assennato, Emanuele Limuti, Sandro Valenza, Alfredo Danesi e Deana Scarpulla).

Al cospetto del giudice Marco Milazzo sono chiamati a rispondere di occupazione abusiva. Nella fase iniziale dell'inchiesta è stato ipotizzato a loro carico pure il capo relativo a reati contro il patrimonio legati al deturpamento. Imputazione, quest'ultima, che poi non ha retto e che in dibattimento non verrà contestata al drappello di accusati. Nel ruolo di parte offesa , ma non s'è costituito in giudizio contro gli imputati, v'è il direttore dello stesso Ufficio occupato dai precari, Francesco Ascia. Lo stesso funzionario, allora, dopo avere ascoltato le ragioni della protesta degli operai a reddito minimo, si è messo in contatto con l'assessorato regionale al lavoro ma senza ricevere risposte ritenute esaustive dagli stessi precari.

È stata la molla che ha fatto scattare la protesta, tanto eclatante, quanto, però, pacifica. Perché se è vero che i manifestanti si sono accasati all'interno degli uffici, è pur vero che hanno agito in maniera assolutamente pacata. Si sono presentati negli uffici una mattina di febbraio di tre anni fa - era, per l'esattezza, il 3 febbraio del 2009 - e sono rimasti dentro tutto il giorno. In quei locali hanno trascorso pure la notte prima di essere fatti sgomberare. Anche se aveva già deciso di lasciare i locali perché l'intento era quello di sollevare un polverone. L'obiettivo diretto non era l'Ufficio del lavoro. Quella, semmai, era uno strumento.
È stata un'azione, la loro, tesa prioritariamente a richiamare l'attenzione dell’Istituzioni e dell'opinione pubblica sulla spinosa questione. Ma la forma della protesta è finita per costare ad ognuno di loro la denuncia per occupazione abusiva. L'imputazione da cui ora sono chiamati a difendersi.

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