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I tanti nodi irrisolti dell’agenda Sicilia

La notizia di oggi - non certo una novità - è la conferma della Sicilia al primo posto nella graduatoria europea in base al numero di Neet, di quei giovani cioè che non studiano, non lavorano, né fanno formazione. Non è quindi pleonastico rilevare che proprio da questo tema - il lavoro che non c’è - deve muovere qualunque proponimento politico che persegue l’obiettivo dello sviluppo Isolano. Insomma, è la madre di tutti i problemi!

Oggi anche il più sgamato tra gli esponenti politici si guarda bene dal perpetuare l’idea che il «lavoro si può creare per legge», ma allo stesso tempo resta inattuata la scelta di affidare al legislatore il compito di creare le condizioni favorevoli a nuove opportunità di occupazione.

E tuttavia, è ancora possibile creare lavoro per legge; l’obiettivo risulta tanto più attraente, quando si consideri la dequalità che caratterizza la resa dei servizi pubblici nel caso di una carenza quanti-qualitativa di personale.

Sia una pratica istruttoria per una pala eolica, sia una concessione demaniale, sia una tortuosa procedura per la posa di un pannello solare, in ogni caso, tempi e modi dei percorsi autorizzativi devono fare i conti con le farraginosità burocratiche e con vistosi deficit nelle dotazioni di personale.

È vero, molto tempo potrebbe essere recuperato mettendo mano a uno sfoltimento delle procedure, ma non sembra che tra le burocrazie alberghi una convinta vocazione alla semplificazione. Non resta che agire, almeno, sulla leva dell’occupazione (alcune decine di migliaia di unità).

Non dissimile è l’incapacità di impiegare risorse pubbliche per mancanza di personale tecnico, mettendo a serio repentaglio i cospicui fondi che l’Europa, ma non solo, assegna ai nostri territori.
Ancora più paradossale è la situazione in Sicilia del personale sanitario; se le unità mediche sono omologhe alle altre aree del Paese, lo stesso non si può dire, infatti, degli infermieri, la cui carenza genera nei nostri ospedali un “buco” che sempre più spesso configura una vera e propria voragine.

Ma l’aspetto più paradossale della mancanza di personale pubblico è che la copertura dei costi è garantita, il più delle volte, da quegli stessi fondi che non si riesce a spendere. Restano così nei cassetti o rischiano seriamente di restarci, montagne di euro di provenienza europea e/o statale, a cominciare dal famigerato PNRR, quando invece il completamento degli organici è certamente un miraggio… raggiungibile.

Al pari del debito pubblico, l’occupazione può essere buona o cattiva. È sicuramente “buono” l’adeguamento del personale destinato alla fornitura efficiente dei servizi pubblici; è “cattivo” il riempimento di strutture, enti e varie organizzazioni pubbliche, con personale in esubero, inefficiente e non adeguatamente qualificato.

Un altro fronte di sicuro interesse prospettico è quello delle grandi infrastrutture; che si tratti di strade, autostrade, rigassificatori, termovalorizzatori, ponti, ferrovie.., una celere realizzazione arreca indiscussi benefici; intanto si tratta di un ulteriore esempio plastico di come si possa creare lavoro per legge, con le Unità lavorative coinvolte già nella fase realizzativa, mentre sono fuori di ogni dubbio le ulteriori ricadute economiche ed occupazionali che possono scaturirne.

Ad esempio la decisione, oggi politicamente matura, di dare il via al Ponte sullo Stretto di Messina, immetterebbe nel mercato del lavoro isolano una massa di occupati che potrebbero, nel periodo, sfiorare le centomila unità (ministero delle Infrastrutture), cui vanno aggiunti gli addetti necessari alla gestione e alla manutenzione del Ponte, peraltro in numero superiore a quanti sono attualmente coinvolti nel tradizionale trasporto via mare. Sarebbe ultroneo sottolineare le ricadute del Ponte sullo Stretto, per i pendolari, per i passeggeri, per il traffico di manufatti, oltre che per i prodotti alimentari e ortofrutticoli freschi, di cui la Sicilia è fornitrice per eccellenza.

Il Ponte, andando oltre la narrativa corrente, non nasce isolato in un deserto, essendo già cantierati e di prossimo bando (per l’ammontare di svariati miliardi) la messa a registro delle autostrade Palermo-Catania, della Messina-Catania e il completamento della Ragusa-Gela. E come non ricordare che solo sulle linee ferrate che collegano Palermo con Catania e con Messina sono attivi importanti cantieri per la velocizzazione dei collegamenti, mentre risale solo a pochi giorni fa un altro bando, per quasi due miliardi di euro, con le stesse finalità.

Un passaggio a volo d’angelo merita l’opera faraonica, e che non ha pari al mondo, per la posa di cavi elettrici sul fondo marino per collegare il Meridione continentale con Sicilia e Sardegna. La società pubblica Terna ha destinato a tal fine 3,7 miliardi di euro; non si garantisce con quest’opera l’assunzione di qualche centinaio di tecnici o la sicurezza delle forniture elettriche in territori altresì disagiati, ma si creano anche gli indispensabili presupposti per una vertiginosa diffusione degli impianti di energia rinnovabile (sole e vento), dando vita a un hub energetico (pulito) nel Meridione italiano.

Insomma, c’è tanto da fare, solo che lo si voglia.

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