La consegna ritardata del cedolino dello stipendio diventa motivo di contesa così importante da far scattare uno sciopero che lascia a piedi i turisti. Si provi a spiegare ai viaggiatori che hanno scelto le Eolie, Ustica o Pantelleria che non potranno godersi la vacanza per il ritardo di un pezzo di carta e non dello stipendio. Vorremmo proprio sentire le argomentazioni usate e le relative risposte dei malcapitati. Bloccati su un’isola in attesa dell’agognato traghetto sotto il sole e per ore. Non si offenda nessuno - né sindacati, né azienda - ma qui si sfiora il ridicolo e l’autolesionismo. Perché siamo certi che quei turisti non serberanno un ricordo bellissimo di questa esperienza e la racconteranno in giro. Ci piaccia o no. Ma in questa vicenda c’è una aggravante seria: la compagnia di navigazione che collega terraferma e isole agisce di fatto in regime di monopolio. Apprendere che la «sacra battaglia» per il cedolino non è finita non è rassicurante. Il sindacato annuncia altri scioperi sempre nel bel mezzo della stagione estiva e magari a cavallo di un week-end. Così per gradire ancora. I viaggiatori sono avvisati: prima di partire recitino una prece per il «sacro cedolino». Magari qualcuno ascolterà. Di certo chi deve ascoltare - e agire - è la politica. Tuona il neo assessore Bosco: «Non si può accettare uno sciopero che provoca danni alle persone e all’economia siciliana. Farò una ispezione». Sacrosanto. Ci permetta, assessore, di chiederle di mettere fine a questa disfida. Lo faccia per «carità di Patria» e per quei vacanzieri stracolmi di bagagli, alle prese con figli piccoli che su un molo assolato si staranno ancora chiedendo: «Ma arrivò ‘sto cedolino?».