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Un’altra specialità siciliana...

Strade sempre più sporche e tasse in continua ascesa Ma ora tutto s’inceppa. Tanti cambiamenti e ogni volta sono stati rivisti i livelli retributivi

In Sicilia risiedono poco più di cinque milioni di persone; ciascuno produce 500 chili di rifiuti. In un anno si arriva a due milioni e mezzo di tonnellate. Per smaltire questa montagna di scarti, è stato creato un esercito di 11 mila «operatori ecologici». Fin qui potrebbe essere la rappresentazione di un servizio pubblico come tanti ed in qualunque parte del nostro Paese. Ma i rifiuti siciliani hanno una storia «speciale», come speciale è un po' tutto quello che interessa l’apparato politico-amministrativo dell’Isola. Fino a qualche anno fa la raccolta dei rifiuti era in testa ai comuni. Poi la «specialità» ebbe il sopravvento e si pensò di fare una bel taglio di spesa, istituendo gli Ato, Ambiti Territoriali Ottimali.

Questi, che nell'esperienza siciliana, hanno assai poco di ottimale, hanno fallito l'obiettivo assegnato. Grazie ad un accurato dosaggio politico maggioranza-opposizione sono presto diventati una sorta di «ACO», ambiti clientelari ottimali, idonei a distribuire incarichi, prebende, stipendi esosi e principalmente procedendo alla massiccia assunzione di nuovo personale. Quanto infine ai rifiuti, sono stati relegati ad un ruolo sempre più marginale, fino a risiedere stabilmente nella pubblica via. Ora con l'ennesima giravolta, andiamo verso una nuova, ulteriore versione del sistema, probabilmente «speciale» come la prima. Aspettiamo ancora le SRR, le Società per la regolamentazione del servizio rifiuti, istituite con la legge regionale 9 del 12 aprile 2010 e che, secondo la Circolare dell'assessorato all'energia del luglio 2012, avrebbero dovuto sostituire gli ATO entro trenta giorni. In tre anni di vuoto amministrativo, sono stati prodotti ed ammassati altri 7,5 milioni di tonnellate di rifiuti. Nel dubbio dove metterli, una buona parte l'abbiamo lasciata per strada.

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