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Passerini: «Una riforma che non basta manca un piano per le imprese»

Walter Passerini: serve uno Stato in grado di dettare le linee guida per gli investimenti soprattutto su turismo, edilizia e beni culturali

Andamento lento. E, quel che è peggio, singhiozzante e «non ancora in grado di sbloccare la paralisi del lavoro: in Italia il disagio occupazionale affligge 9 milioni di persone, non solo i 3,4 di disoccupati ufficiali». A poche ore dal varo, non senza musi lunghi nelle schiere del Ncd, dei due primi decreti attuativi del Jobs act, Walter Passerini, esperto di Diritto del lavoro ed editorialista della Stampa, non teme di definire «sussultorio, incostante e privo di visione organica» l’andamento della riforma del mercato del lavoro portata avanti dal governo.

Riforma che per il giornalista è «necessaria, urgente e prioritaria» talvolta soltanto a parole, «mentre l’agenda politica e dei riposizionamenti delle forze in vista delle prossime, pure se non imminenti, elezioni, scavalca troppo spesso l’agenda sociale e dello sviluppo». E intanto il governo «non riesce a imprimere programmazione sui settori di investimento da privilegiare da qui ai prossimi venti anni per garantire sviluppo al Paese. Parliamoci chiaro: senza queste indicazioni strategiche e senza l’efficienza dei servizi per l’impiego integrati in tutte le regioni – aggiunge Passerini - le imprese non acquisteranno fiducia, per quante modifiche si facciano al mercato del lavoro e alle tipologie di contratti. Che restano ancora oltre quaranta».

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