Giovedì 19 Dicembre 2024

«Il bluff del califfo dare l’impressione che esista davvero lo Stato islamico»

«Anche se si presentano come Stato Islamico, Stato non sono. È in dubbio l’ampiezza del territorio, peraltro quasi tutto desertico. Sono in dubbio pure i numeri della popolazione e dell’esercito. E gli stessi elementi oggi a loro vicini in Iraq e Siria sono soltanto alleati di convenienza, pronti a cambiare idea domattina com’è sempre stato nella tradizione tribale araba». Cherif Bassiouni, egiziano di origini ma americano di adozione, professore emerito di Diritto nell’Università di Chicago e presidente dell'Istituto superiore internazionale di Scienze criminali a Siracusa, ridimensiona decisamente il «fenomeno Is». Già alla guida delle commissioni istituite dall’Onu per indagare sui crimini contro l’umanità in Libia, Afghanistan, Bahrein e nella ex Jugoslavia, Cherif Bassiouni avverte: «L’obiettivo di Al-Baghdadi (il califfo di Is, ferito in un recente raid americano, ndr) è proprio quello di dare l’impressione che loro sono una nazione e, quindi, di imporre alla comunità internazionale la propria esistenza. Ma i fatti non stanno così». Malgrado tutto, l'Is è riuscito a costruire nelle aree conquistate un sistema complesso, gerarchizzato, di governo della popolazione. Un temibile salto di qualità rispetto a gruppi come al-Qaeda ? «Al-Qaeda non è mai stata un’organizzazione. I servizi segreti di tutto il mondo hanno sbagliato a concepirla così. Piuttosto, puntava a formare terroristi in Afghanistan e creare un sistema internazionale di networking. Al-Bagdadi ha capito che questa soluzione non vale più, che è superata. Lui, comunque, ha solamente sviluppato un’idea nata altrove». Cioè? «Quando si pose la questione della crisi irachena, la destra filoisraeliana americana concepì la divisione di quel Paese in tre nazioni: sciita, sunnita e curda. Adesso, questo stesso discorso viene riportato in Siria. A questo punto, uno come al-Baghdadi ritiene che esista spazio per un altro Stato in Iraq e Siria. Questo pensiero, dunque, non viene dal mondo arabo ma da fuori». L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA  

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