
Devastare il nostro ecosistema «per sanare il bilancio regionale». Ma ve la immaginate Cala Rossa a Favignana con vista sulla piattaforma petrolifera?
Alessandro
Il tema delle trivellazioni ha suscitato una vasta eco anche sul sito gds.it, con molte voci critiche e tanti pregiudizi. Per quanto sia stato scritto più volte le piattaforme esistenti (e quelle previste) non sono neanche visibili da terra. Ma può essere utile qualche considerazione più generale.
Rischiamo il paradosso di non costruire più navi per evitare il rischio che affondino. Pur nella sua formulazione paradossale, è questa purtroppo la rappresentazione di una sorta di nevrosi collettiva che sembra cogliere molti Siciliani ogni volta che ci sono in gioco attività umane su scala industriale.
Già da alcuni anni l'Italia ha varato una strategia per la salvaguardia dell'approvvigionamento energetico, con la scelta ovvia di aumentare l'estrazione del petrolio e del gas presenti nel sottosuolo o lungo le coste del nostro Paese. Apriti cielo. L'energia c'è e basta. Che poi la si compri all'estero e che la bolletta ci costi 60 miliardi di euro all'anno è questione che non suscita inquietudine.
L'Italia ha rinunciato all'energia atomica per usi civili; ma nessuna preoccupazione se la Francia costruisce centrali a ridosso dei confini italiani e ci vende l'elettricità generata con l'atomo. Le nostre coscienze ambientaliste sono a posto. Gli imprenditori italiani devono competere avendo concorrenti europei che pagano l'energia il 30% in meno. Nessuna protesta per i posti di lavoro a rischio. Gli inglesi hanno scoperto il petrolio nel Mare del Nord; in quel mare, che ha una superficie pari a circa un quinto del Mediterraneo, sono già attive 27 piattaforme marine di estrazione del petrolio, eppure quello stesso mare resta uno delle principali aree di pesca di aringhe e merluzzi del mondo.
Recentemente il vice presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo ha presentato una proposta di risoluzione per richiedere controlli più stretti, misure di sicurezza più rigide e regole più rigorose per le trivellazioni. Non ce ne vogliano gli ambientalisti ma questa sì che sembra una proposta seria.
Lelio Cusimano
Persone:
5 Commenti
fabio
24/11/2014 06:03
Si alle trivelle si al petrolio
Antonio
24/11/2014 07:49
Il sig. Cusumano non parla del "rischio subsidenza" e del rischio terremoti legato alle attività estrattive. Abbiamo già troppi guai legati alle raffinerie senza che questo generi un abbassamento dei prezzi del carburante ai nostri distributori. Pensiamo al turismo in modo serio, invece, per occupare la nostra gente.
alex
24/11/2014 09:17
In Sicilia abbiamo già troppi problemi; dalle discariche intasate ( vedi l' ultima di Siculiana), ai problemi del Muos a Niscemi agli incendi misteriosi a Caronia, dissesti idrogeologici vari sparsi per il territorio. Se andiamo ad aggiungere anche le trivelle petrolifere andiamo a danneggiare i nostri pochi paesaggi incontaminati rimasti! Possibile che si guardi solo al profitto a scapito del territorio? La Sicilia sarebbe un' isola felice che potrebbe vivere di turismo, agricoltura e prodotti culinari. Perche si deve deturpare tutto invece di migliorare? Mi associo al post di Antonio che parlava dei terremoti; infatti le trivelle possono innescare un rischio elevato di terremoti! Speriamo che chi di competenza rifletta prima di agire. - Alessandro-
giuseppe
24/11/2014 10:34
io sono d'accordo con la ricerca petrolifera anche perché se viene malta a fare ricerche e sempre il nostro mare e poi e come le antenne dei cellulari nessuno le vuole ma ognuno partendo dai banbini di sei anni a il proprio telefonino
marlow.h.j@gmail.com
24/11/2014 11:16
Professore Cusimano, usciamo subito dall'equivoco, dalla nominazione (ambientalista) che riduce e confuta per denigrazione di "militanza". Il dibattito, se si vuole parlarne con onestà intellettuale, va spostato da dove viene comodo allocarlo: la contrapposizione ideologica o, peggio, politica. Come me, tantissimi, nell' esprimere la loro opinione , sono lontani da appartenenze di natura ecologico-politica. Credo, per il resto, che non sfugga a nessuno l'evidenza dell' enorme differenza tra gli eco-sistemi dei mari del nord e quelli del mediterraneo. Mi pare pure lapalissianamente irrilevante se le trivelle siano o no visibili dalle coste. A molti di noi piacerebbe una seria politica che si avvalesse, come parte integrante, dell'epistemologia scientifica, nel suo insieme fisico-economico. Scienza al servizio di se stessa, non dei gruppi dominanti e neanche di un'indefinita comunità. Credo che sia opportuno ricordare anche che non tutto è negoziabile. Tra queste vi sono: -la Democrazia, vista la pericolosa deriva verso un' oligarchia becera, attualmente in atto; -la qualità di vita, la salute, il futuro... la "Vita"( amianto ecc..l'elenco è immenso). Ai nostri politici chiediamo di rappresentarci. Alla Scienza di rappresentare se stessa. Agli economisti di studiare modelli che sappiano guardare la complessità e le implicazioni...e, anche a loro, che rappresentino esclusivamente la loro branca scientifica, tenendo presente che un'Episteme efficace negli insiemi quasi caotici della Società è, e deve essere, essa stessa un'insieme "ordinato" di comperenze e conoscenze.