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Nessuna sorpresa dietro la sfiducia a Obama

Usa in pieno declino e i malumori diffusi dell’americano medio puniscono il leader

È stato tutto fuori che una sorpresa. Si può dire anzi che i veri vincitori delle «elezioni di medio termine» negli Stati Uniti sono stati gli istituti di sondaggio; come se gli elettori li avessero ubbiditi.
La realtà naturalmente è un'altra: i sondaggisti hanno fatto bene il loro mestiere, ma soprattutto perché i cittadini americani interpellati sulle loro intenzioni alle urne hanno parlato in modo chiaro, univoco e perfino con un certo candore. Si erano dichiarati genericamente ma recisamente scontenti. Un po' di tutto: dell'economia buona ma non eccellente, della posizione internazionale dell'America, della «paralisi delle istituzioni», del tono astratto e professorile dei discorsi di Barack Obama e del ritmo impacciato delle sue realizzazioni.

E infine erano preda di un certo disgusto per il funzionamento delle istituzioni in genere. E arrivati alle urne si sono espressi di conseguenza, riducendo al minimo quel «riflesso patriottico» che in altre occasioni aveva indotto i cittadini ad accorrere a sostegno dei governanti che si trovassero in difficoltà o impaniati nelle loro contraddizioni. Hanno preferito farle proprie, mostrarsi per quelle che sono nel mese di novembre 2014, al compimento del sesto anno dopo avere eletto in Barack Obama il primo presidente di «colore» nella storia nazionale.

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