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Siti turistici chiusi, in Sicilia non si vuole cambiare

L’immensa platea del precariato andrebbe impiegata nei vuoti d’organico

Musei chiusi la domenica e durante le festività. A dispetto di tutte le promesse e di tutte le solenni dichiarazioni programmatiche. Ma non è stato detto che il turismo è il petrolio della Sicilia? Ma non è stato detto che le bellezze naturali e i beni culturali sono il carburante dello sviluppo? Quante volte abbiamo sentito ripetere frasi come queste? Quante volte politici, amministratori, sindacalisti, pensosi intellettuali hanno sciorinato questa ricetta come sicuro rimedio alla crisi economica?

Parole. Sempre parole. Solo parole. In realtà non si vuole cambiare. Perché poi passando ai fatti si vede che la realtà ha una durezza di granito. I musei e gli altri siti culturali restano chiusi per mancanza di personale. E non dal lunedì al sabato (che già sarebbe grave) ma la domenica e negli altri giorni festivi quando la domanda è più alta. E allora perché stupirsi se tutta la Sicilia prende meno della metà dei visitatori della sola Venezia? E perché protestare se l'industria della cultura rende 2,4 miliardi di euro cioè il 3,4 per cento della ricchezza totale a fronte di un business che in Italia rende 74 miliardi di euro secondo il rapporto elaborato dalla fondazione Symbola e Unioncamere?

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