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Formazione, ripetiamo: meglio chiudere

L’abbiamo detto tante volte e ogni nuovo episodio conferma la nostra convinzione: la Formazione va azzerata. Ormai la realtà supera ogni immaginazione. La tragedia (dei conti pubblici) che diventa farsa. Lo dimostra una delle scoperte fatte nell’ambito dell’inchiesta che a Catania ha portato all’arresto di dieci persone. È venuto fuori che il corso di cucina serviva a imbandire le tavole del ristorante collegato ai gestori del corso.
Secondo l'accusa, i piatti cucinati dai ragazzi facevano parte del menù proposto ogni giorno alla gentile clientela. La Regione pagava ingredienti e corsi, il docente-oste incassava prima e dopo.
Non c’è altro da fare: il baraccone va smantellato pezzo per pezzo e, dopo opportune verifiche, ricostruito su basi molto diverse dalle attuali. In dieci anni la Formazione ha assorbito risorse gigantesche. Non meno di tre-quattro miliardi secondo un calcolo approssimativo. Risorse che non hanno creato un posto di lavoro ma solo nuovi disoccupati visto che il diploma rilasciato dalla Regione è assolutamente privo di valore sul mercato del lavoro. Molto meglio sarebbe stato destinare mezzi così rilevanti a sostegno delle imprese. Certamente avrebbero avuto risultati migliori. Così, invece, hanno prodotto solo clientele e, da quello che emerge, anche criminalità diffusa.
Conosciamo l’obiezione: non si può fare macelleria sociale mandando a casa migliaia di persone che lavorano negli enti. Ma alla macelleria fiscale non pensa mai nessuno? Grandi proteste per i posti di lavoro traballanti. Silenzio sul fatto che i contribuenti debbano pagare anche le frittate servite in un ristorante di Catania. La soluzione esiste ed è la stessa che quarant’anni fa venne adottata per le miniere di zolfo: operai pagati per stare a casa, Uno spreco certo. Ma almeno si risparmiava sulle spese generali degli impianti. Basta con le finzioni e le ipocrisie. Se partiti e sindacati hanno ancora un po’ di senso di responsabilità dovrebbero essere i primi a promuovere la bonifica. Come dovrebbe essere il futuro? Ivan Lo Bello ha indicato la strada attraverso una collaborazione molto stretta tra formazione e le imprese. Solo il mercato e il confronto quotidiano con le sue esigenze genera lavoro. Non certo le elemosine pubbliche.

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