Navighiamo a vista, ma è molto improbabile che Silvio Berlusconi possa di nuovo candidarsi. Un eventuale provvedimento di clemenza da parte del capo dello Stato non potrebbe ignorare completamente una sentenza definitiva e le sue pene accessorie. Anche fuori del parlamento, Berlusconi resterebbe ancora a lungo il leader del centrodestra con o senza l'«agibilità politica» che gli consentirebbe una serie di attività legate alla sua funzione.
Ma la sua parziale uscita di scena ha mobilitato con una rapidità sorprendente i leader di formazioni comunque moderate che si erano tenuti lontani dal Cavaliere, sia per ragioni politico-caratteriali, sia soprattutto perché pensavano che non sarebbe sopravvissuto alle elezioni del febbraio scorso e anzi si preparavano a far pesare i loro seggi al Senato per consentire l'«agibilità politica» a Pierluigi Bersani, vincitore annunciato della competizione. Immediatamente dopo la condanna, sia Casini che Montezemolo si sono mossi con assoluta tempestività. Entrambi hanno avuto parole di grande conforto personale per il condannato e Casini non ha fatto mancare la sua solidarietà politica al PdL e le sue indignate rampogne per l'incredibile esternazione del presidente del collegio, Esposito. È l'affetto di nipoti lontani che sentono il profumo dell'eredità? Non solo. Anche se Berlusconi fosse stato assolto, i risultati delle ultime elezioni politiche avrebbero indotto sia il leader dell'Udc che una larga parte di Scelta Civica a riconsiderare i loro rapporti con il Popolo della Libertà alla vigilia di elezioni europee in cui quasi tutti i partiti conservatori e di matrice democristiana confluiscono nel gruppo del partito popolare europeo.
Col senno di poi, sia Casini che lo stesso Monti forse hanno rimpianto di non essersi uniti al centrodestra col quale - lo dicono i numeri - avrebbero largamente vinto le elezioni. E poiché in politica il passato serve (o dovrebbe servire) di lezione per il futuro, ecco che né Casini, né Monti, né Montezemolo pensano di presentarsi da soli alle prossime politiche. Già, ma allora con quale leader e in qualche contesto? Casini va alla sostanza e a chi gli chiede un giudizio su una presunta leadership di Marina Berlusconi non arriccia il naso, tutt'altro. È troppo navigato per bruciare un cammino appena iniziato. Importante è che sia il cammino giusto.
Lo stesso Montezemolo è apparso rinvigorito negli ultimi giorni, ma stavolta i suoi gli chiedono di spendersi di persona, candidandosi. Con Luca bisogna sempre aspettare l'ultimo secondo utile per capire la decisione finale, ma non è detto che questa non sia la volta buona. La maggioranza degli italiani resta moderata, come hanno dimostrato i voti delle ultime elezioni. E se un Pd accreditato ormai come riformista non batte ciglio ad allearsi con il Sel (e senza avrebbe perso le elezioni), sarebbe assai curioso trovare un'altra volta divisi il centrodestra o i moderati o chiamateli come vi pare.
Perché tuttavia tutto avvenga senza traumi e senza un collasso governativo che non gioverebbe al Paese, è necessario che la vicenda Berlusconi venga gestita con molto buon senso, sia da parte dell'interessato, sia dal PdL, sia dal Quirinale. L'idea che il Cavaliere scompaia dalla circolazione è estranea alla realtà. È legittimo augurarselo per chi non ha fatto altro negli ultimi vent'anni. Ma è pericoloso puntarci.
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