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La Palermo delle inefficenze e il fallimento della politica

Una città che ormai si attorciglia su se stessa, con i suoi paradossi e le evidenti incapacità amministrative. Il capoluogo è ormai ostaggio delle sue emergenze, prima fra tutte quella della bomba Gesip, che si era innescata più di un anno fa

La «Palermo senza» che si attorciglia su se stessa, coi suoi paradossi che si fanno inefficienze (troppo personale ma servizi alla paralisi) e con le incapacità amministrative - a tutti i livelli - che divampano in emergenze (da almeno un anno la bomba Gesip era innescata e si è rimasti inermi finchè è esplosa), merita tre puntualizzazioni.



La prima. Sulla gestione del precariato e delle conseguenti stabilizzazioni, siamo non a un fallimento politico, ma al fallimento della politica. Tutta. Da generazioni. Sul rapporto fra esigenze della pubblica amministrazione ed esigenze occupazionali non si è mai fatta una valutazione seria, l’assistenzialismo nudo e crudo ha sempre prevalso sui reali fabbisogni. E da tempo i nodi sono venuti al pettine, finendo per disintegrarlo. Nessuno si tiri fuori, non c’è stato governo - centro, destra, sinistra - che non abbia firmato tale modello fallimentare.



La seconda. Per duemila famiglie (anche se il numero andrebbe depurato, al netto delle seconde occupazioni, più o meno regolari) la perdita di un reddito rasenta il dramma, in tempi di crisi come quelli attuali. E di questo non si può non tenere conto. Dunque una soluzione al caso Gesip va cercata e adottata presto. Purchè si sappia che costerà caro: non si può pretendere, oggi meno che mai, che Roma apra ancora i rubinetti. È indispensabile aumentare la produttività. Si perseguitino, nella Palermo priva di bandolo, le sacche di disordine, illegalità e degrado: meno discariche abusive significano meno personale impiegato a rimuoverle, sottopassi sorvegliati significano meno interventi di bonifica, giusto per fare un paio di esempi.



La terza. Questa rigorosa e radicale riforma deve passare attraverso un mutamento del rapporto fra Comune e città: si rifondi il patto fiscale, si dia trasparenza alle spese, si taglino gli sprechi. L’attuale (indecente) politica sarà capace di un tale balzo in avanti?

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