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Nucleare, c'è solo una soluzione

A luci spente si possono valutare meglio i risultati del vertice di Cancùn. Si può esultare, come ha fatto la ministra Stefania Prestigiacomo e i nostri ambientalisti (Legambiente, Wwf, ecc.)? Oppure, il summit si deve giudicare un flop, come quello di Copenhagen o addirittura una "eco bufala", come viene valutata da alcuni scienziati e ambientalisti storici? Non vorremmo certo dare ragione alla colombiana Sandra Bessudo Lion: unico ministro dell'Ambiente che ha espresso un voto contrario al documento finale perché giudicato "insufficiente e fallimentare". Certo, i punti positivi ci sono e sono più marcati di quelli di Copenaghen (gli obiettivi di Kyoto devono continuare,anche dopo la scadenza del 2012, un fondo di 30 miliardi di dollari, che dovrebbe diventare di 100 miliardi dal 2020, gestiti dalla Banca mondiale). L'impegno più importante è che i paesi aderenti all'accordo di Kyoto dovrebbero ridurre il Co2 fra il 25 e il 40%. Ma si tratta pur sempre di una indicazione generica, anche perché i due maggiori responsabili di emissioni (Cina e Usa) non hanno voluto impegnarsi seriamente, soprattutto rispetto ai tempi. Quasi tutti i paesi del mondo si trovano infatti ad affrontare una crisi economica senza precedenti, che continua a rimanere una minaccia costante. La stessa Cina è obbligata a crescere, anche per evitare gravi problemi sociali e non se la sente quindi di sottoscrivere obblighi troppo condizionanti per il suo sviluppo industriale. Ma anche la stessa Europa ha dei problemi, al di là di tante dichiarazioni trionfalistiche di ambientalisti e ministri. Fathi Birol,direttore dell'Agenzia internazionale dell'energia,ha dichiarato qualche giorno fa a Roma che una ulteriore riduzione di un 10% delle emissioni Ue di Co2, corrisponderebbe alla produzione cinese dello stesso gas di appena due settimane. Non solo, ma l'intero risparmio europeo delle emissioni si vanificherebbe in uno spazio molto ristretto di tempo. Lo stesso ragionamento si può fare per gli Usa, le cui emissioni sono pressoché pari a quelle cinesi. Lo stesso Chicco Testa (fondatore di "Legambiente", ma ora promotore del rilancio del nucleare) è stato molto critico su Cancùn: «Nessuno ha voluto affossare l'enorme macchina diplomatica che da ormai 15 anni produce non accordi o accordi non vincolanti e finge di combattere le cause antropiche del riscaldamento globale». Forse possiamo non aggiungere altro se non su una notizia che dovrebbe farci riflettere su tanti discorsi passionali di difesa dell'ambiente che spesso si rivelano inquinati da luoghi comuni, dalla demagogia e dall'ideologismo. Ci riferiamo a una fonte serissima, l'Ocse, che in questi giorni ha dichiarato: per contenere l'aumento della temperatura non oltre i 2° C, il nucleare dovrebbe diventare la principale fonte di energia elettrica entro il 2035, passando dall'attuale 14 al 20% della produzione mondiale. Se si vuole evitare il nucleare, per quella stessa data l'eolico si dovrebbe sviluppare del 1.775 % e il solare addirittura del 15.415%. Se dovesse verificarsi questo "miracolo", le due fonti sommate potrebbero fornire la stessa quota (20%) del nucleare. Non solo, ma le centrali atomiche potrebbero costruirsi senza contributi degli Stati, a differenza delle "rinnovabili", che peserebbero enormemente sulle risorse pubbliche.

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