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Parcheggi, il paradosso a Palermo

Si chiude oggi, a 311 giorni dall’apertura, la campagna del Giornale di Sicilia sui parcheggi. Con la constatazione che Palermo vive un paradosso: il caos lungo le strade aumenta, le auto in doppia fila restringono le carreggiate a budelli, eppure gli spazi idonei per la sosta restano per lo più vuoti. Colpa delle abitudini degli automobilisti, ma anche di una pianificazione insoddisfacente da parte dell’amministrazione.
In dieci mesi ci sono tuttavia da registrare due risultati importanti. Il primo: l’area davanti al tribunale, in piazza Vittorio Emanuele Orlando, è stata aperta e resa funzionale. E dopo qualche mese senza grandi affluenze, complice l’istituzione di una tariffa ridotta per l’impiego giornaliero, anche gli automobilisti hanno cominciato a servirsi di questo grande spazio sotterraneo, gestito da una società privata, l’Apcoa. Il secondo: il capolinea dei bus di piazza Indipendenza è stato spostato in un altro parcheggio, quello di via Ernesto Basile. Questo provvedimento serve a decongestionare una zona già pressata da numerosi problemi sul fronte della circolazione, dalle manifestazioni davanti alla sede della Regione alla presenza di un cantiere per la realizzazione di un’importante opera ferroviaria, che di recente comunque ha lasciato la piazza per spostarsi nei pressi di corso Tukory. La partenza dei bus da un comodo parcheggio, tuttavia, non è servita a indurre i palermitani a lasciare lì l’auto per spostarsi col mezzo pubblico.
E quest’ultimo paradosso ha indotto l’Amat a rinunciare alla gestione del parcheggio, giudicata poco conveniente. Eppure, sono state offerte al pubblico tariffe agevolate, che inglobano la spesa per la sosta e quella per il bus. Segno che si dovrà studiare un altro sistema per invogliare gli automobilisti: in vista c’è un accordo con la vicina Università.
Si dovrà studiare qualcosa anche per le altre due grandi aree disponibili per la sosta, ma lasciate pressoché vuote dalla gente, quella di via Nina Siciliana, alla Zisa, e quella di viale Francia, in zona Strasburgo. Anche questi due parcheggi, così come quelli del tribunale e di via Basile, sono stati al centro della campagna del Giornale di Sicilia. Ma stavolta in 311 giorni non sono stati raggiunti risultati significativi. Anzi, non è cambiato nulla. Si attende per tutti e due la realizzazione di grandi opere per incrementare il numero di utenti. Di certo, la realizzazione dei posteggi è stata prematura, se poi si verifica, come raccontano i residenti e come riscontrato dai sopralluoghi effettuati dalla redazione, che gli spazi vengono sporcati e non ripuliti oppure sono frequentati da gruppi di giovani che con i loro schiamazzi turbano il sonno dei residenti.
Evidentemente, si è trattato di scelte adottate senza una programmazione adeguata, senza valutare i flussi di traffico e la domanda effettiva, senza provvedere alla gestione degli spazi, senza istituire controlli che scoraggiassero comportamenti irregolari. Nel momento in cui si apre un parcheggio, infatti, sembra scontato adottare misure di sorveglianza nelle strade vicine, per evitare più che altrove la sosta selvaggia e la presenza di posteggiatori abusivi. È vero che contro l’inciviltà i rimedi non sono semplici. Ma è pur vero che la rassegnazione non ha mai portato a risultati positivi.
Ci sono altri progetti e finora non è stato facile coinvolgere i privati nella realizzazione di parcheggi. Il flop degli spazi esistenti non aiuta a trovare imprese che aspirino a gestirli. Il nuovo assessore comunale al Traffico, Mario Milone, è un esperto di urbanistica. L’auspicio è che con l’ausilio dei tecnici del servizio traffico municipale, abbia la possibilità di pianificare e adottare misure che incrementino realmente il numero di posti auto in un città piena di strade con sosta a pagamento. Soluzioni ancora più urgenti in questo momento, dato che l’amministrazione scommette sulla nascita di isole pedonali. Consentire di posteggiare in modo agevole significa favorire il successo dell’eventuale chiusura di strade al transito delle auto.

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