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Caso Cosentino, la sconfitta dei finiani

Specialisti di votazioni parlamentari, esperti in franchi tiratori e indovini di varia coloritura si scateneranno sul risultato ottenuto alla Camera sulla richiesta di autorizzazione a utilizzare le intercettazioni contro l’ex sottosegretario Cosentino.
Ha vinto il “no” con 308 voti e la maggioranza parla di netta affermazione. L’opposizione, pur divisa, non liquida le sue speranze e dice che i 316 voti necessari al centrodestra per completare la legislatura non sono stati raggiunti.
Due cose, ad ogni modo, sono chiare: prima, la maggioranza non è scivolata; seconda, il primo braccio di ferro voluto dai finiani di Futuro e libertà si è risolto con una sconfitta dei parlamentari che fanno capo al presidente della Camera. Per i finiani l’impegno era di votare “sì”.
Da dove vengono i voti che hanno consentito alla maggioranza di superare lo scoglio Cosentino? I soliti esperti affermano che qualche franco tiratore si è attivato anche nel Partito democratico.
Forse la verità, in questa fase del confronto politico, non sta nella mera aritmetica parlamentare o nello smascheramento dei presunti franchi tiratori. La maggioranza di centro destra, nonostante le affermazioni dei suoi oppositori, non è in ginocchio e mantiene una capacità attrattiva che supera i formalismi delle denominazioni partitiche.
Non è un mistero che nell’Udc di Casini c’è maretta, c’è un moto ondoso che potrebbe portare al distacco di alcuni parlamentari e quindi al rafforzamento del centrodestra. Quella di ieri non è stata una cartina di tornasole completamente decisiva ma è l’indicazione di una tendenza.
L’opposizione attacca e spera, ma allo stato non ci sono elementi che possano far anticipare un giudizio prima che Silvio Berlusconi abbia parlato alle Camere per esporre il nucleo delle riforme con cui intende concludere la legislatura.
La verità è che finora contro lo schieramento di centrodestra non si prospetta un’unità politica minimamente credibile delle opposizioni.
Il Pd può contestare i successi tattici e le ambizioni strategiche del Cavaliere e del Pdl, ma la verità è che al suo interno è diviso e non sa nemmeno quale formazione unitaria potrà opporre al centrodestra.
Chi si aspettava dalla votazione di ieri un chiarimento sul futuro resta dunque deluso, certamente meno di chi si aspettava che il caso Cosentino segnasse l’inizio della fine del cosiddetto berlusconismo. E’ necessario aspettare, con realismo.

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