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Toto nomi sul dopo Scalia, ma è giallo sulla morte del giudice

Antonin Scalia

NEW YORK. È già toto candidati per il dopo Antonin Scalia, il 79enne giudice di origini siciliane più conservatore della Corte Suprema morto sabato scorso in un lussuoso ranch del Texas in circostanze che alimentano dubbi per il modo, se non altro caotico, con cui è stata accertato e annunciato il suo decesso per «cause naturali», disteso a letto con un cuscino sulla testa.

La ridda di papabili e il giallo intorno alla scomparsa del magistrato non fanno che accrescere la tensione di una battaglia annunciata: quella tra il presidente Usa Barack Obama, che intende nominare il successore di Scalia anche se manca meno di un anno alla fine del suo mandato, e il Congresso controllato dai Repubblicani, i quali chiedono che sia il prossimo presidente a fare questa scelta delicata e si dicono pronti a bocciare le proposte della Casa Bianca.  Posizioni che si riflettono anche nella rovente campagna elettorale, dove la sostituzione di Scalia si è già trasformata in motivo di scontro alzando la posta in palio.

Il suo erede potrà infatti diventare l'ago della bilancia della Corte suprema, ora divisa tra quattro giudici repubblicani e quattro democratici, spostando a sinistra l'equilibrio del terzo polo di potere americano, capace con le sue sentenze di assecondare o bloccare un presidente.  Obama è di fronte ad un bivio, che intende scogliere nelle prossime settimane, dopo la pausa del Senato. Scegliendo una versione 'liberal' di Scalia, un progressista espressione della nuova America di cui lui stesso è stato il simbolo, infiammerebbe i democratici ma andrebbe incontro ad una bocciatura sicura in Senato, che deve approvare la designazione. Optando per un moderato, magari con una precedente e larga approvazione in Senato, metterebbe in difficoltà i repubblicani ma spegnerebbe l'entusiasmo degli elettori nelle primarie democratiche.

Analisti e commentatori sono unanimi nell'indicare nel moderato Sri Srinivasan il candidato che meglio potrebbe aiutare Obama a centrare il bersaglio: il 48enne giurista, nato in India, è stato infatti confermato con voto unanime, 97 senatori a 0, nel maggio 2013 alla Corte d'Appello del distretto di Washington, considerata la fucina della Corte Suprema.  Nella rosa dei media spicca il nome di un altro giudice di una corte d'appello, Paul Watford, 49enne giurista afroamericano nominato da Obama e confermato - ma con un voto non unanime, 61 senatori contro 34 - nel 2012 alla Corte del nono circuito.  Se invece Obama volesse nominare un'altra donna, dopo le due già designate, c'è chi segnala la 51enne Jane Kelly, giudice di corte di appello, ex collaboratrice del giudice David Hansen, nominato da quello stesso Ronald Reagan che portò Scalia alla Corte Suprema: nel 2014 è stata confermata in Senato con 96 voti a zero. In lizza anche Patricia Ann Millett, ma il suo profilo sarebbe più controverso perchè la sua conferma fu molto faticosa. Ancora più forte sarebbe la sfida politica costituita dalla scelta di un'altra donna, Loretta Lynch, l'attuale attorney general che, in caso di nomina, sarebbe la prima donna afroamericana alla Corte Suprema.

Non mancano esponenti della 'vecchia guardià, come Merrick Garland, giurista di Chicago alleato storico dei Clinton, capo sempre della Corte d'appello del distretto di Washington: il New York Times lo mette in testa ai favoriti, ma l'età (63 anni) potrebbe non aiutarlo.  Mentre Obama si prepara alla battaglia per plasmare l'anima ideologica della massima corte americana, tiene banco il giallo sulla morte di Scalia. Come sottolinea anche il Washington Post, ci sono volute ore perchè le autorità della remota contea del West Texas trovassero un giudice per stilare il certificato di morte «per cause naturali» senza vedere il corpo nè ordinare un'autopsia, ma solo dopo aver sentito la testimonianza dei marshall ed essersi consultata con il medico della vittima.

Juanita Bishop, un'altra giudice che era stata interpellata, ma non era arrivata in tempo, ha affermato che lei invece avrebbe «voluto sapere di più». Il giudice italoamericano era arrivato venerdì sera al Cibolo Creek Ranch, un resort di lusso di Marfa, in compagnia di una persona per unirsi ad una comitiva di circa 35 persone, di cui John Poindexter, il proprietario del ranch, non ha voluto fornire il nome. Al mattino è stato ritrovato in pigiama nel suo letto, con un cuscino sulla testa, dettaglio che ha fatto fiorire sul web ipotesi cospirative.

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