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Punti nascita, chiusure in Sicilia
I sindaci sul piede di guerra

PALERMO. C'erano i sindaci del comprensorio e alcune mamme in attesa del parto. Si sono ritrovati oggi davanti all'ospedale "Madonna dell'Alto" di Petralia Sottana per protestare contro la chiusura del punto nascite.

La decisione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, motivata dal numero di parti inferiore ai livelli di sicurezza, viene duramente contestata: "La chiusura della struttura di Petralia - ha detto il sindaco Santo Inguaggiato - priverà le Madonie di un presidio sanitario indispensabile: il punto nascite più vicino è distante circa 70 chilometri. Nel periodo invernale la neve creerà problemi seri ai collegamenti. Non ci saranno più le condizioni di sicurezza necessarie per la vita delle mamme e dei neonati".

A Petralia Sottana sono intervenuti anche i sindaci di Petralia Soprana e di Gangi. Proteste vengono annunciate anche a Santo Stefano Quisquina (Agrigento) e a Mussomeli (Caltanissetta), dove i punti nascita sono stati tagliati.

Ieri era arrivata una nota il ministro della Salute Beatrice Lorenzin dopo la decisione di chiudere quattro punti nascita in Sicilia e le polemiche che ne sono scaturite, soprattutto per Petralia."Io non ho dimenticato la piccola Nicole. Le amministrazioni che gestiscono la salute devono tutelare la vita delle donne in gravidanza e dei neonati, e ridurre al massimo i fattori di rischio. Deve essere chiaro a tutti che dobbiamo garantire un parto sicuro, e si partorisce in sicurezza solo in strutture al di sopra dei 500 parti annui, che garantiscono accesso alla rete di assistenza neonatale, pediatrica e di emergenza in caso di complicanze per la madre. Negli altri casi nessuno puó assicurare che a fronte di complicazioni ci siano gli strumenti per intervenire".

"Troppo spesso le pressioni dei territori hanno interferito su scelte che devono essere prese in base a parametri di sicurezza - continua il ministro -. Proprio i casi di morte in Sicilia, e in particolare il caso della piccola Nicole ci ha spinto alla realizzazione di nuove linee guida per la costruzione di una rete di emergenza-urgenza neonatale che mettesse in sicurezza tutto il territorio nazionale. La politica deve essere capace di consegnare ai cittadini presidi sicuri, grazie a strutture efficienti e personale numericamente adeguato. Invece di chiedere il mantenimento di un presidio che non può assolutamente garantire un parto in sicurezza, bisogna pretendere la realizzazione di percorsi nascita adeguati, specie nelle zone più disagiate: presa in carico e monitoraggio della gestante, rete dell'urgenza, rete neonatale e autorizzare deroghe nelle aeree più difficili da raggiungere solo se si possono garantire i requisiti minimi di assistenza pediatrica e neonatale".

 

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