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Ikea, negozi aperti ma i lavoratori non fermano la protesta

Sfida dei dipendenti sull'integrativo. Flash-mob e inviti ai clienti a non entrare

ROMA. Si inasprisce lo scontro tra Ikea e i lavoratori e ieri per l'azienda svedese, considerata finora un modello di rispetto e correttezza nelle relazioni sindacali e contrattuali, è scattato in Italia il primo sciopero nazionale con un'adesione che - dicono i sindacati - è stata "massiccia" e ha raggiunto in media il 75-80%.

L'azienda precisa invece che "tutti i punti vendita hanno aperto regolarmente" e, anzi, "in buona parte dei negozi l'adesione è stata scarsa o nulla". La mobilitazione è stata proclamata unitariamente dai sindacati del commercio, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, a difesa del rinnovo del contratto integrativo aziendale. E se il gruppo svedese ha deciso di tenere comunque aperti i punti vendita, i sindacati hanno organizzato all'esterno oltre alle classiche forme di mobilitazione, "iniziative fantasiose che hanno trasformato i presidi dei lavoratori in piccole feste, con intrattenimento per i bambini e musica - racconta la Filcams Cgil - molti clienti hanno solidarizzato con i lavoratori in sciopero, rimandando a un'altra occasione la visita dentro lo store".

Ad innescare lo scontro la decisione di Ikea di non rinnovare il contratto integrativo aziendale dopo che negli ultimi tre anni le perdite di bilancio dovute alla crisi hanno prodotto un disavanzo di oltre 53 milioni di euro. L'azienda punta a decurtare o cancellare voci che in busta paga riguardano la maggiorazione prevista per il lavoro domenicale e festivo - ossia nei giorni clou in cui si registra una forte presenza dei lavoratori part-time - e l'importo fisso mensile del premio aziendale.

Un taglio che - calcola il segretario nazionale di Fisascat Cisl Vincenzo dell'Orefice - corrisponderebbe a "una perdita economica di circa 1.500-2.000 euro all'anno per un dipendente a tempo pieno". Con il taglio del solo premio aziendale la perdita che subirebbe "un dipendente di IV livello con contratto full time è di circa 832 euro all'anno cui si aggiungono 400 euro di taglio contributivo". Naufragati i primi colloqui negoziali e dopo un primo sciopero ma solo a livello territoriale, le posizioni si sono irrigidite arrivando alla mobilitazione di oggi. "Nonostante i toni accesi delle manifestazioni odierne - fa sapere sempre l'azienda - Ikea si augura ora che il dialogo con le parti sociali possa ripartire sui binari della trattativa, a cui Ikea non è mai venuta meno, e di un confronto improntato a rispetto e correttezza".

Trattativa che ripartirà il 22 luglio, anche se i sindacati, come dice il segretario generale della Uil Carmelo Bargagallo, continueranno "nella battaglia per difendere anni di conquiste, anche all'Ikea". I lavoratori incassano anche il "pieno sostegno e solidarietà" del leader Cisl, Annamaria Furlan, e del segretario Cgil, Susanna Camusso: "Meno diritti, meno salario. La strategia di quelli che 'meglio che l'Italia del lavoro diventi più povera'". Per Ikea, garantire "festività pagate più del doppio (+130%) e premi aziendali fissi e non collegati a degli obiettivi era possibile nell'Italia del 2000, quando vide la luce l'attuale contratto integrativo. Ora non più: per rendere Ikea più solida ed equa, aprire nuovi punti vendita e creare altri posti di lavoro serve un Contratto Integrativo innovativo e sostenibile".

Tra le proposte, trattamenti "più equi" per i turni domenicali e festivi che oggi, sottolinea Ikea, "presentano differenze sia da negozio a negozio, che all'interno dello stesso punto vendita (tra vecchi e nuovi assunti)", un sistema che riconosca "una percentuale di maggiorazione crescente legata al numero di presenze" e "un sistema di valorizzazione della parte di retribuzione variabile" e "un innovativo sistema di gestione dei turni".

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