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La macchina del caffè arriva sulla stazione spaziale

MILANO. Gusto classico, miscela 100% arabica, con o senza zucchero di canna: ecco come saranno i primi espresso 'extraterrestri' che fra poche ore verranno preparati a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss) da Samantha Cristoforetti e gli altri membri dell'equipaggio.

Questo grazie a ISSpresso, la macchina per il caffè 'made in Italy' che sarà lanciata oggi (alle 22:33 ora italiana) da Cape Canaveral, in Florida, insieme a due tonnellate di rifornimenti ed esperimenti scientifici a bordo della navetta cargo Dragon dell'azienda privata Space X, che gestisce il lancio per conto della Nasa.

Dopo poche ore dall'aggancio di Dragon alla Stazione Spaziale, sarà subito pausa caffè all'italiana per gli astronauti in orbita. Non dovranno fare altro che 'sballare' la macchina per l'espresso, ancorarla al pavimento della Iss e attaccarla alla presa di corrente da 120 Volt. Una veloce pulizia dei circuiti idraulici, e poi via: basterà inserire il sacchettino con l'acqua prelevata dal rubinetto della stazione spaziale e una delle 15 capsule in dotazione contenenti miscela 100% arabica.

Il caffè extraterrestre «sarà prodotto ad una pressione di 7 Bar e sgorgherà ad una temperatura di 75 gradi, per finire all'interno del sacchettino trasparente che verrà usato al posto delle tradizionali tazzine», come spiega il responsabile del progetto David Avino di Argotec, l'azienda aerospaziale che ha realizzato il sistema con Lavazza e Finmeccanica-Selex Es.

«Per gli astronauti che non dovessero gradire il caffè amaro - aggiunge Avino - basterà scegliere uno dei sacchetti-tazzina già dotati di granuli di zucchero di canna». L'esperienza sensoriale, però, non sarà del tutto identica a quella terrestre. Innanzitutto gli astronauti non potranno apprezzare appieno l'aroma del caffè, che rimarrà intrappolato nel sacchetto e uscirà solo in minima quantità dalla cannuccia. Inoltre, per colpa della microgravità, dovranno probabilmente rinunciare alla gustosa cremina che di solito si forma in cima all'espresso.

«Secondo le nostre simulazioni potrebbe formarsi in maniera diffusa e non localizzata come siamo abituati a vedere - afferma Avino - ed è anche per osservare questo fenomeno che abbiamo voluto che fossero trasparenti sia i sacchetti-tazzina che lo sportello anteriore della macchina da cui esce il caffè. Non dobbiamo infatti dimenticarci che ISSpresso è anche e soprattutto un complesso esperimento di fisica dei fluidi, che impiega un sofisticato dimostratore tecnologico per validare un sistema in grado di garantire la difficile gestione di liquidi ad alta pressione e temperatura in un ambiente spaziale».

Se i risultati della sperimentazione saranno positivi, allora ISSpresso diventerà un vero laboratorio per il cibo spaziale. «Con i prossimi rifornimenti - spiega l'esperto - potremmo mandare in orbita nuove capsule per preparare anche altri tipi di bevande, come tè e tisane, e pure consommè». Si aprirebbe così l'era dei brodi e delle zuppe spaziali, «utili - conclude Avino - per migliorare l'apporto nutrizionale degli astronauti in orbita».

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