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Raciti: «I sacrifici sono accettabili, ma a patto che in Sicilia adesso si facciano le riforme»

Il segretario regionale del Pd: «La priorità è far quadrare i conti. Non verremo meno alle nostre responsabilità»

PALERMO. «Il governo regionale sia chiaro sui tagli da fare e acceleri sulle riforme da portare in Aula. Sarebbe grave se succedesse con la finanziaria quanto accaduto sulle Province. E da Roma, oltre ai richiamo, ci aspettiamo rassicurazioni e un piano di risanamento». Lo afferma Fausto Raciti, segretario regionale del Pd.

Lo stop alla riforma delle Province ha evidenziato un problema nella maggioranza: cosa sta succedendo?

«Abbiamo avuto una riunione del Pd all’Ars e sono emersi due elementi: intanto che la bocciatura della riforma è il sintomo di un problema più generale, cioè di confusione e indeterminatezza all’interno del governo, secondo che c’è una certa difficoltà a inquadrare una prospettiva dentro alla maggioranza. Non credo che l’assenza di diversi deputati sia giustificabile con delle coincidenze. La riforma è partita da una proposta del governo ma si è diffusa la percezione di confusione dell’esecutivo e una notevole preoccupazione rispetto alla prospettiva politica, al futuro di questa legislatura. È chiaro che se succedesse di nuovo sulla finanziaria sarebbe un fatto grave».

I franchi tiratori nel Pd fanno emergere però l’idea di un partito spaccato.

«Non so da dove vengano i franchi tiratori ma mi è sembrato messo in dubbio il vincolo di alleanza che ci lega. Il Pd su questo fronte è compatto nel sostenere l’alleanza e vogliamo lavorare su un percorso comune con l’Udc. Vorremmo continuare la battaglia delle riforme che passa dalla programmazione, dal tema dei rifiuti, dalle Province, ma serve chiarezza e univocità del governo regionale e un impegno serio, immediato e tangibile, del governo nazionale. La nostra linearità non è in dubbio ma è evidente che questo clima di preoccupazione incide sulla maggioranza che anziché ricompattarsi rischia di sfarinarsi».

Cosa succederà adesso? Il voto sulla finanziaria sarà decisivo sulle sorti di questa legislatura?

«Certo che lo sarà, come lo sarà la capacità di delineare il futuro anche dopo questa esperienza di governo, che è cosa ben diversa da questo dibattito da sala operatoria su quando staccare una presunta spina. Il Pd di certo sarà leale nei comportamenti. I governi stanno insieme e vanno avanti costruendo insieme le risposte ai problemi della Sicilia» .

Di certo i rapporti tra il Pd e Crocetta non sono dei migliori considerato anche lo scontro a distanza con Faraone. Questa situazione influirà sulla tenuta della maggioranza?

«Il Pd è dentro la squadra di governo e ne è protagonista. Questa squadra ha subito una ennesima battuta d’arresto, importante, sulla riforma delle Province, figlia di orientamenti alterni emersi sul tema e di una scarsa consapevolezza del passaggio politico. Detto questo, intanto concentriamoci sulle cose da fare: prima di tutto la finanziaria e gli interessi superiori della Sicilia. È l’unico modo per superare tutti i dissidi».

Intanto il ministro Boschi ha parlato del rischio commissariamento per la Sicilia.

«Non so se sia tecnicamente e giuridicamente possibile. Certo è un chiaro messaggio, che non può non preoccupare. Ma dal governo, oltre ai richiami, ci aspettiamo una rassicurazione sulla prospettiva dei prossimi anni e la costruzione di un percorso di risanamento comune».

Qual è invece il rapporto con Udc?

«La mia intenzione è quella di rinsaldare il rapporto con l’Udc, abbiamo avuto alcuni scambi di opinione, resto dell’idea che sia un alleato fondamentale per la Sicilia. Non credo a un Pd che fa tutto da solo. Intendiamo proseguire insieme e immaginare un futuro di collaborazione politica».

Si torna a parlare di elezioni anticipate. È uno scenario possibile?

«Non credo che sia questo il punto, non si tratta di se e quando staccare la spina ma di lavorare attorno a una prospettiva di riforme nella correttezza dei rapporti politici. Oggi il problema è farle senza illudersi che le opposizioni risolveranno i problemi per noi. È questo che dobbiamo fare».

Il rapporto con l’opposizione è ai minimi termini dopo che il Pd ha ottenuto la vicepresidenza dell’Ars. Eppure Pd e Nuovo centrodestra a Roma governano insieme.

«Sono fatti d’Aula e istituzionali che dipendono da rapporti nei quali non entro perché non sono parlamentare regionale. È chiaro che va affrontato il tema del rapporto con le opposizioni, ma prima dobbiamo fare chiarezza nella maggioranza. È complicato discutere con l’opposizione se prima non sai dove vuoi andare tu».

Crocetta in caso di ritorno alle urne è pronto a correre da solo. Come si presenterebbe il Pd?

«Credo che dobbiamo avere la capacità di tenere insieme la coalizione a cominciare dall’Udc. Per il resto non sono in grado di prevedere futuro, continueremo a misurarci sulle cose da fare ma Crocetta sbaglia nell’impostare così il rapporto col suo partito: il tema è come rafforzare il Pd è la sua presa sulla società, questo dovremmo avere a cuore, non come minacciare di farci reciprocamente male. È così che la destra si è distrutta in Sicilia».

Possibile un’alleanza con Ncd sul modello romano?

«Non mi pare che sia questo il tema, oggi l’obiettivo è rimettere insieme e legare la maggioranza. In futuro non credo ci servano pregiudiziali su nessuno: i partiti si avvicinano e allontanano sulla politica, non in astratto».

Quali sono adesso le priorità all’Ars?

«Intanto bisogna far quadrare i conti. C’è stata una lunga discussione di cui il Pd è stato partecipe e protagonista da concludere con l’accordo con il governo nazionale. Ora anche Roma deve passare dalle parole ai fatti».

Far quadrare i conti non sarà certo facile. Sul personale sindacati e deputati si sono messi di traverso, così come sui tagli ai regionali e ai costi della politica negli enti locali.

«Non vedo all’orizzonte tagli insormontabili, è evidente che una finanziaria di sacrifici si può varare se è inquadrata in un in piano di riforme più largo, se è contenuta in un piano di programmazione che offre anche speranza alla Sicilia. Il Pd vuole discutere, non c’è dubbio che i parlamentari presenteranno i loro emendamenti. Non verremo meno alla nostra responsabilità istituzionale, ma il governo chiarisca qual è il suo orizzonte perchè non possiamo correre il rischio di andare in Aula con due linee diverse da parte del governo regionale».

Alla fine il rischio è che a pagare sarà il mondo della cultura, i teatri, le università. I tagli vanno in questa direzione.

«Vedremo, sono tutti punti che dovremo discutere, ma il problema finanziario della Sicilia ruota intorno a quello che sarà il vero investimento di Roma in Sicilia. Sarà difficile andare avanti se l’Isola non sarà una priorità nazionale».

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