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Renzi prepara la riforma Rai, si punta al modello "Spa"

Il premier punta a un amministratore delegato, con poteri più ampi rispetto a quelli attuali, e a un consiglio di amministrazione più snello e meno invasivo

ROMA. L'obiettivo di Renzi è chiaro: adottare il 'modello spa' per la Rai, per liberarla da lacci che non le consentono di proiettarsi con la giusta competitività nel futuro. Per questo il premier punta a un amministratore delegato, con poteri più ampi rispetto a quelli attuali, e a un consiglio di amministrazione più snello e meno invasivo. Sono questi i punti fermi della riforma che giovedì arriverà in consiglio dei ministri, sul resto i giochi sono ancora aperti.

Nell'incontro di ieri sera con i membri dem della commissione di Vigilanza e i parlamentari delle commissioni competenti, il premier avrebbe infatti sottolineato di voler «un capo azienda», esprimendo dubbi sul sistema duale, che prevede un consiglio di sorveglianza e uno di gestione. Si tratta di una delle due opzioni sull'architettura complessiva ancora in campo. In entrambi i casi, nel disegno di legge, l'amministratore delegato resta di nomina  governativa. L'ipotesi non convince però larga parte dell'opposizione, per i timori di un forte sbilanciamento a favore del governo a fronte di un depotenziamento della Commissione di Vigilanza, ma provoca distinguo anche nella maggioranza. «Più forte è il potere dell'amministratore della Rai, più deve essere forte il controllo parlamentare - sostiene il ministro Alfano -. Domani presenteremo la nostra proposta a Renzi. La Rai non va smantellata, fa il 40% di share». Che sia il governo a scegliere il capo azienda è argomento dato per scontato negli ambienti vicini a Renzi, perchè è quanto avviene non solo già oggi in Rai, ma anche nelle altre partecipate.

Quello che resta da decidere, forse già stasera nel vertice al Nazareno, è come lasciare un ruolo al Parlamento, liberando però l'azienda dall'ingerenza dei partiti. Archiviata l'idea della fondazione, che richiede tempi lunghi, un'ipotesi (che sarebbe preferita da Renzi) è simile a quella attuale con un cda ridotto a cinque membri e una Commissione di Vigilanza privata del potere di nomina dei consiglieri. L'altra, sulla quale il premier avrebbe espresso dubbi, prevede la nascita di un consiglio di sorveglianza a cui spetterebbe eleggere il consiglio di gestione. Nelle nomine, anche in virtù delle sentenze della Consulta, dovrebbe essere coinvolto il Parlamento, forse attraverso i presidenti delle Camere.

Da decidere anche l'iter. Non è escluso che giovedì in cdm arrivi il via libera al ddl, che potrebbe essere poi incardinato in Commissione Trasporti alla Camera, anche se c'è chi tra i senatori spera in un partenza da Palazzo Madama, dove oggi è stato incardinato la proposta di riforma di Buemi. I parlamentari Pd in Vigilanza si aspettano però un passaggio interlocutorio, con l'approvazione delle sole linee guida, che lasci la possibilità del confronto preliminare, soprattutto con il Movimento 5 Stelle. Oggi a San Macuto c'è stato un primo scambio di vedute tra Vinicio Peluffo e Roberto Fico per arrivare ad una possibile intesa. Da parte del M5S - sostiene il presidente della Vigilanza - «non c'è stato un cambio di atteggiamento, il cambio c'è stato da parte del Governo e del Pd che hanno deciso di non fare un decreto legge sulla Rai».

Ancora forti le critiche di Forza Italia. «Siamo, nuovamente, di fronte - afferma Stefania Prestigiacomo - ad una aggressione nei confronti della libera informazione, alla quale il Governo vuole mettere un cappio per mezzo di un amministratore delegato scelto in totale autonomia».

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