PALERMO. Dal Papa a Obama, da Putin ad Hollande, da Londra a Berlino ai vertici europei, l'immediato, partecipe, e assolutamente non rituale plauso al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella evidenzia più di ogni altra analisi il riscontro alle aspettative internazionali sulla scelta del nuovo Capo dello Stato italiano.
«È prevedibile che uno dei primi viaggi di Mattarella sarà a Bruxelles, nella sede dell'Unione europea e poi a Berlino e Parigi» afferma Marzio Breda il Quirinalista del Corriere della Sera attento e prestigioso segugio di ben sei Capi di Stato: Cossiga, Scalfaro, Ciampi, i due mandati di Napolitano ed ora del dodicesimo presidente della Repubblica.
Dal panorama internazionale ai complessi scenari politici, economici e sociali del Paese. Valori, direttrici morali e istituzionali che saranno delineate dal Presidente Mattarella, dopo il giuramento di insediamento, nel discorso programmatico di inizio settennato.
Temi essenziali?
«Si prevedono tre temi: il primo dovrebbe essere la sottolineatura del ruolo di arbitro verso tutti; il secondo punto dovrebbe riguardare il capitolo delle riforme, il cui cantiere è già aperto e che il presidente Mattarella intende accompagnare nel solco di quanto fatto negli ultimi anni anni in Parlamento, in particolare da Napolitano. Il terzo punto dovrebbe essere quello relativo all'economia, al lavoro e all'occupazione con una particolare attenzione, come ha detto ieri il neo-Presidente, alle sofferenze patite dagli italiani sotto i colpi di questa crisi che ancora non passa, ma che pur tuttavia lascia intravedere segnali di ripresa».
Quali dossier urgenti troverà al Quirinale?
«Dal punto di vista degli impegni internazionali si muoverà in continuità con tutti i predessori. Rinsaldando i frequenti rapporti con i leader della Nato e anche con i leaders europeri che intratteneva quando era ministro della Difesa. Diciamo la linea atlantica, la linea europeista dell'Italia sarà senza dubbio confermata e anche lì bisognerà studiare le prime mosse. Gli altri dossier che troverà aperti al Quirinale sono appunto quello delle riforme costituzionali e in particolare quella che é la patata bollente vera di questo governo e di questa stagione cioé la riforma del bipolarismo paritario, la riforma del Senato. Questo è il punto più delicato».
Nell'alveo storico di quale post-Democrazia Cristiana si può iscrivere l'elezione di Mattarella?
«Senz'altro della Dc di Sturzo e di De Gasperi. Lui é cresciuto, ha avuto maestri ed esempi politici - e le frequentazioni lo dimostrano - nell'ambito di una democrazia cristiana popolare e sociale: quella di Moro e poi dei discepoli di Moro e quindi di una DC connotata da una certa mitezza, che poi é confluita e fa parte integrante del Partito democratico. Insomma è l'anima popolare e cattolica il crogiuolo della formazione di Mattarella».
Il day after dell'elezione del Presidente, che scenari si aprono ad esempio per Renzi e per il Pd?
«Ci aspettano settimane di grande movimentismo soprattutto nel centrodestra ma ci sarà anche un certo rimescolamento di carte dentro il centrosinistra. Renzi ha operato un risanamento del clima interno fondamentale, perchè c'erano stati molti strappi pesanti in particolare sull'Italicum, ma anche sulla riforma del lavoro, il job act, e anche altri strappi già in incubazione sulla riforma del Senato. Per il Quirinale, il Premier è invece ruscito a ricompattare pienamente il suo partito, ora si tratterà di consolidare questa ritrovata unità. Certamente cambiano invece un po' le cose nel rapporto con la maggioranza di supporto, con quella che si allargava grazie al patto del nazzareno proprio sulle riforme. Lì però di sicuro così manovriero come si è dimostrato negli ultimi tempi c'è da prevedere che faccia in modo di togliere dall'imbarazzo, dal profondo disagio anche Berlusconi e anche il NCD di Alfano».
Quali prospettive per Berlusconi e Alfano?
«Alfano ha il problema che non può durare in eterno al fianco di Renzi perché viene elettoralmente cannibalizzato perché per il nuovo centrodestra comporta una evidente perdita di identità. È un ruolo un po' troppo gregario per lui. Deve e comprensibilmente lo farà, rivendicare una maggiore autonomia. Il Cavaliere deve far dimenticare alla svelta, se ci riesce, la bruciante sconfitta inflittagli da Renzi».
E la dissoluzione di Forza Italia?
«Berlusconi ha due problemi abbastanza grossi: Fitto, che lo ha messo con le spalle al muro, e la scelta della leadership del centrodestra».
Occasioni perdute ed eventuali riposizionamenti della Lega di Salvini e di Grillo?
«Grillo ha sicuramente perso un'occasione. I Cinque Stelle si sono confermati incapaci di entrare nel grande gioco della politica. Per quanto riguarda Salvini la Lega chiaramente cerca lanciarsi sulla scia della protesta anti europea e nazionalista sviluppata in Francia da Marine Le Pen, cioé di sfruttare elettoralmente una certa ansia che serpeggia nell'opinione pubblica e il rancore verso l'Euro. Probabilmente accentuerà la propria diversità e svilupperà interventi nella stessa chiave antipolitica che specularmente utilizza Grillo».
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