Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

"Mercatone uno": a rischio i punti vendita di Palermo, Carini e Catania

L'azienda ha comunicato di avere «presentato al Tribunale di Bologna domanda prenotativa di ammissione alla procedura di concordato preventivo. Si tratta di una scelta imposta dal perdurare della crisi e dal continuo calo dei consumi particolarmente grave

PALERMO. I venti di crisi di Mercatone Uno investono anche le tre strutture di vendita siciliane situate a Palermo, Carini e Catania, per un totale di 200 lavoratori circa. L’azienda di distribuzione italiana presente su tutto il territorio nazionale, leader nel settore della distribuzione di mobili, complementi d’arredo e prodotti per la casa, ha comunicato di avere «presentato al Tribunale di Bologna domanda prenotativa di ammissione alla procedura di concordato preventivo. Si tratta di una scelta imposta dal perdurare della crisi e dal continuo calo dei consumi particolarmente grave – ha scritto l’azienda in una nota - nel settore dei beni durevoli, che ha determinato, a partire dalla ripresa autunnale dell’attività, una costante riduzione del fatturato, il tutto aggravato dal contesto deflazionistico a cui conseguono prezzi di vendita sempre più bassi e perdita di marginalità».

Il concordato preventivo serve a evitare il fallimento e garantire il prosieguo delle attività. Il Gruppo Mercatone Uno, presente sul mercato da quasi 40 anni, conta oggi 79 punti vendita di insegna, tutti in Italia, con 3.700 dipendenti e circa 11 milioni di clienti. Nell’Isola cento dipendenti lavoratori sono in servizio a Catania, 40 a Palermo e una sessantina a Carini. Al loro fianco si è schierata la Uiltucs per salvaguardare i livelli occupazionali.

Il segretario generale della Uiltucs Sicilia, Marianna Flauto, ha spiegato come «le procedure per garantire i livelli occupazionali, come la solidarietà, non sono bastate. Speriamo adesso che il concordato preventivo riesca a mantenere in vita l’attività cercando eventuali nuovi acquirenti. Quello che ci preoccupa è che l'azienda possa essere venduta dividendo le unità produttive. Auspichiamo che venga venduta tutta a un solo acquirente evitando un pericoloso spezzatino».

L'ARTICOLO INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA

Caricamento commenti

Commenta la notizia