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Nicola Piovani: spero nella rinascita della cultura italiana

«Abbiamo grandissimi pianisti, violinisti, grandissimi direttori d'orchestra, ma abbiamo difficoltà al lavoro collettivo, abbiamo difficoltà a creare un'orchestra», ha detto il musicista

LONDRA. Nicola Piovani spera nell'inizio di una rinascita della cultura italiana. «Mi auguro che dei cambiamenti ci siano, per rimettersi sui binari e recuperare un po' del tempo perduto», ha detto il compositore che questa sera ha tenuto all'Istituto italiano di cultura a Londra una lezione-concerto intitolata 'La musica è pericolosa', come il suo libro di ricordi e riflessioni, in cui ha ripercorso la sua straordinaria carriera.

«L'Italia viene da un ventennio orrendo, quello berlusconiano, che è stato nefasto in tutti i campi, ma soprattutto per la cultura. Quindi adesso mi dicono che ce lo siamo lasciato alle spalle e io spero che sia proprio così», ha aggiunto Piovani. E all'estero l'immagine della cultura italiana è comunque molto affermata anche se si basa soprattutto sull'attività dei singoli. «Abbiamo grandissimi pianisti, violinisti, grandissimi direttori d'orchestra, ma abbiamo difficoltà al lavoro collettivo, abbiamo difficoltà a creare un'orchestra - ha detto il musicista - perchè probabilmente per indole abbiamo proprio difficoltà a lavorare in gruppo, un po' come accade nel Parlamento europeo, ci sono ottimi rappresentanti che sono molto individualisti e che faticano quindi a fare squadra».

Piovani confessa che il suo ricordo più indelebile nella lunga carriera è il concerto a Betlemme del 2000, realizzato con Vincenzo Cerami. «Siamo riusciti in un'impresa, nonostante le mille difficoltà ci siamo esibiti in una piazza stracolma di palestinesi», ha ricordato. «Ora invece in Medio Oriente bisognerebbe creare le condizioni per ricominciare a fare musica, perchè da allora passi in avanti non ne sono stati fatti e, anzi, sono stati fatti molti vergognosi passi indietro».

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