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"Intascavano i soldi delle bollette": Palermo, scoperti 2 dipendenti Amap

Ancora dei casi in un'azienda comunali. L'accusa sarebbe di peculato e truffa

PALERMO. Intascavano i soldi delle bollette degli utenti Amap. Con questa accusa il Nucleo della Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti di due dipendenti di un’azienda municipalizzata per reati di peculato e truffa. L'inchiesta riguarda due operai dell'Amap , l'azienda dell'acqua, che avrebbero intascato soldi da utenti morosi.

Gli arrestati sono Carmelo di Bella, 56 anni, e Carlo Fassetti, 52 anni. I due sarebbero degli addetti alla riscossione dei debiti dei condomini morosi. Secondo le indagini, avrebbero persino minacciato gli utenti per coprire i presunti brogli: sarebbero stati recapitati, ad alcuni colleghi che si erano accorti che qualcosa non andava, alcuni mazzi di fiori proveniente dalle pompe funebri. Una storia venuta a galla circa un anno fa, con gli stessi vertici dell'Amap che, rendendosi conto che qualcosa non quadrava, hanno denunciato il tutto.

"I funzionari dell'Amap sono riusciti ad operare nell'arco di 5 anni. Si introducevano nel sistema informatico e riuscivano ad accaparrarsi centinaia di migliaia di euro, 910 mila euro per l'esattezza.  Ancora una volta viene fuori la fragilità dei sistemi informatici che gestiscono i pagamenti delle bollette. Sono stati alcuni dipendenti a segnalare alcune anomalie. Cogliamo questo segnale positivo", dice il procuratore aggiunto Leonardo Agueci.

LE INDAGINI. I clienti pagavano. Soprattutto gli amministratori di condominio. I soldi non finivano nelle casse dell'Amap, ma nelle tasche di due dipendenti.

La mega truffa è stata scoperta dalla Guardia di Finanza grazie ad un esposto arrivato in via Francesco Crispi. Un dossier che spiega come il dirigente dell'ufficio Carlo Fasetti e il fido impiegato Carmelo Di Bella riuscivano ad entrare nel sistema informatico e fare risultare pagate le bollette che invece avrebbero intascato loro. Gli utenti ricevevano anche le quietanze con tanto di timbri, ma falsi. Circa 910 mila euro in cinque anni. "Il danno economico per l'ente pubblico - spiega il colonnello Francesco Mazzotta capo del nucleo della polizia tributaria della Guardia di Finanza - è di circa un milione di euro, con ammanchi riconducibili agli arrestati per circa 742 mila euro. Le indagini sono ancora in corso per accertare il valore effettivo del danno, e a oggi, sono state evidenziate anomalie su 956 fatture che non hanno dato luogo a 919 mila euro di pagamenti. si sta anche verificando se vi siano o meno complici in questa truffa". I funzionari che hanno collaborato sono state vittime di minacce. "Le minacce che hanno subito i vertici dell'azienda, collaboratori nelle indagini, - dice Dino Petralia procuratore aggiunto - sono folkloristiche, dalle imprese di pompe funebri mandate a domicilio, alle teste di capra mozzate, ai fiori, e fanno pensare ad una intenzione criminale così accentuata da portare a un collateralismo con possibili ambienti criminali, capaci di fare atti del genere. Questo è un aspetto inquietante su cui, assieme alla Guardia di Finanza, stiamo cercando di fare luce". I palermitani che si sono rivolti ai due dipendenti infedeli non dovrebbero rischiare l'interruzione del servizio.

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