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Bersani al Pdl: "Confronto ma non concordia"

"Non mi parli di concordia chi, cinque mesi prima, ha lasciato il cerino ad altri e si è messo in libertà in campagna elettorale. C’è spazio per discussione su temi istituzionali", così Pier Luigi Bersani risponde a Berlusconi

ROMA. La caccia ai numeri per formare il governo non toglie il sonno a Pier Luigi Bersani, come rassicura lui stesso al termine del primo giro di consultazioni con l'Anci e con il Terzo Settore. Il premier incaricato ha deciso di giocarsi fino in fondo le carte, cercando un terreno comune con Pdl e Lega in vista degli incontri tra martedì e mercoledì. La strada resta su un doppio binario, che separa il dialogo sulle riforme, cariche istituzionali incluse, dal governo monocolore Pd. Ma ora Bersani pensa che «un equilibrio» si possa trovare e lunedì sera in direzione proverà a convincere chi recalcitra verso ogni forma di collaborazione con il Cav. Solo martedì il leader Pd entrerà nel vivo, incontrando i partiti. La scelta di cominciare dalle forze sociali, che in coro premono per «un governo per il paese», e la decisione di incontrare ogni gruppo parlamentare, anche i minori, lascia intendere che il premier incaricato prende tempo rispetto al Quirinale, dove probabilmente andrà a riferire solo giovedì.

Tempo necessario, e chissà se sufficiente, per trovare quei 35-40 voti necessari per convincere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e per presentarsi, dopo Pasqua, con il governo a chiedere la fiducia. Ma non è la squadra di governo, su cui Bersani assicura «nuove sorprese», il coniglio dal cilindro che il leader Pd metterà sul tavolo degli incontri con i partiti. Anche perchè il toto-nomi che impazza sui giornali, da Stefano Rodotà a Oscar Farinetti di Eataly, sembra tutto mirato a convincere M5S su cui, in realtà, il Pd non ripone più moltissime speranze. I contatti tra pontieri Pd-Pdl in vista di martedì-mercoledì, a quanto si apprende, non sono ancora avviati ma per stanare il centrodestra, Bersani punta sulle emergenze concrete, come l'allentamento del patto di stabilità ai comuni ed un piano di piccole opere, e sulla ricerca di un'intesa sulle riforme istituzionali. I governi di «concordia» nazionale non sono alle viste per il premier incaricato ma «uno spazio di discussione sui temi istituzionali c'è». Formula dietro la quale in molti, anche nel Pd, vedono una garanzia a Silvio Berlusconi che il Pd non si eleggerà da solo il presidente della Repubblica.    

Certo gli attacchi, lanciati oggi dal Cavaliere sul palco, non lasciano molti spazi ad appoggi di governo ma tra i democratici vengono derubricati come toni da comizio. Così come l'annuncio di Bersani che nel suo programma ci saranno proposte su incandidabilità e ineleggibilità non è, spiegano nel Pd, un modo per tagliare tutti i ponti con il Pdl. A Berlusconi che liquida come «precario» l'incarico dato a Bersani, rinfacciandogli di non aver vinto le elezioni, il leader dem  mette davanti la realtà dell'esito elettorale: «Se io sono precario sono in buona compagnia, Berlusconi mi dica se ci sono ipotesi meno precarie di un necessario governo del cambiamento».

Nessuno nega, aggiunge il segretario, che «la porta è stretta» ma per evitare il voto, scenario che il Cav. oggi ipotizza e che il leader Pd non esclude, un compromesso va ricercato. Quanto ai grillini, alle consultazioni con i capigruppo - sembra difficile che Beppe Grillo parteciperà - Bersani tenterà di rilanciare la sfida cominciata con l'elezione di Grasso-Boldrini: «Abbiamo dimostrato che noi non siamo in coda ma in testa al cambiamento...invece di insultarmi si assumano le responsabilità». Insulti e fischi dalla piazza del Pdl per i quali il segretario Pd sostiene di non offendersi. O almeno fa spallucce, complice una birra rilassante al termine della giornata di consultazioni, la prima di una partita ancora tutta da giocare.

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