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Berlusconi: "Si torni al voto"

Il leader del Pdl alza i toni da Piazza del Popolo a Roma e apre a nuove elezioni: "Siamo pronti ad una nuova campagna elettorale". Aggiunge: "Siamo noi la maggioranza dell’Italia. Al Quirinale un moderato di centrodestra"

ROMA. Un governo in cui il Pdl abbia lo stesso peso del Pd potendo incidere su tutto il programma (il «compromesso» come lo ribattezza in privato il Cavaliere); e poi garanzie per l'elezione del nuovo capo dello Stato. Il messaggio che Silvio Berlusconi invia a Pier Luigi Bersani dal palco della manifestazione del Pdl a piazza del Popolo è chiaro: non accetto doppi binari, ma solo una compartecipazione piena.    I toni che il Cavaliere sceglie sono quelli di un comizio da campagna elettorale vecchio stile. E la risposta della piazza lo galvanizza tanto che rientrato a palazzo Grazioli con i suoi fedelissimi, l'ex capo del governo propone di organizzare una sorta di mobilitazione perenne con un calendario di manifestazioni anche nelle città del Sud e al Nord.

Quella di oggi per Berlusconi rappresenta una sorta di test nel caso in cui il tentativo di un esecutivo di larghe intese, anche con un premier diverso da Bersani (ipotesi che a palazzo Grazioli viene vagliata con attenzione), dovesse fallire: «Siamo la maggioranza del Paese» è l'esordio dal palco da dove parla per circa un'ora senza nessun dirigente al fianco (Alfano salirà solo alla fine per i saluti) mettendo in chiaro la sua disponibilità a iniziare «una nuova battaglia elettorale per il bene del Paese».  Berlusconi è un fiume in piena, attacca i suoi ex alleati ed in particolare Gianfranco Fini «gli mando un saluto, sono convinto che a Montecarlo non se la passi male..». Il tono si fa ancora più pesante con Mario Monti «è stato supino con la Germania, ora anche con l'India» dice riferendosi ai due Marò, ma finire poi veramente nel mirino del Cavaliere è Pier Luigi Bersani: «Avete visto - grida alla folla -  come lo ha ridotto il giaguaro?». Berlusconi  ci tiene a precisare come al segretario del Pd sia stato dato un «incarico precario»; l'accusa che rivolge al leader pd è che che invece di guardare alle «forze responsabili» continua ad inseguire Grillo ed i suoi parlamentari, bollati come «turisti della politica».   

L'avvertimento al Pd è chiaro: «O si fa un governo con tutte le forze responsabili oppure si torna al voto. Alternative non ce ne sono». Parole che suonano come un ultimatum e che servono all'ex capo del governo per compattare il partito, galvanizzare i militanti ed alzare il prezzo in vista dell'incontro con il Pd con cui ci sono già contatti informali tipo la chiacchierata di oggi tra Bersani ed Alfano, entrambi presenti ai funerali di Manganelli. Lo schema del Cavaliere, d'altronde, è quello di giocare su più tavoli: tenere il Pdl in fibrillazione e, contemporaneamente portare avanti le trattative.

 Il perno di tutto resta l'elezione del presidente della Repubblica, è lui che deve essere il garante dell'accordo tra le due forze per un governo di larghe intese. Le lodi a Giorgio Napolitano non sono casuali, è all'attuale capo dello Stato che Berlusconi continua a guardare considerando la rielezione dell'attuale inquilino del Colle il punto di caduta per chiudere un'intesa con Bersani. I tempi, stando anche ai conteggi fatti dal Pdl, coincidono e comunque l'intenzione dell'ex premier è quella di aspettare proprio l'esito di quella votazione prima di dare il suo ok definitivo ad un governo di larghe intese.

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