ROMA. Dodici ministri, tutti tecnici. La squadra di governo di Mario Monti non è ancora completa, ma lo schema sembra ormai assodato. Verrà rispettata alla lettera la legge Bassanini (12 dicasteri con portafoglio e un numero limitato di sottosegretari: c'é chi dice una ventina). E la politica resterà fuori dalle poltrone che contano. Ma qualche nodo ancora resta. Non si sa se Gianni Letta, che Berlusconi vorrebbe ma il Pd no, rimarrà a palazzo Chigi , forse come vicepremier. E poi le donne: cercasi 'ministre' disperatamente. L'incarico verrà conferito con ogni probabilità nella giornata di domani, ma la squadra potrebbe essere presentata da Monti anche subito. Ma fino all'ultimo resta sul tavolo il nodo della presenza di Gianni Letta. Il Pd si è opposto a questa ipotesi (molto più morbido il Terzo polo), dunque alla fine il Cavaliere potrebbe cedere. Meno probabile, vista la linea 'pro-tecnici' del Pd, appare al momento che la presenza del sottosegretario possa essere 'equilibrata' per il centrosinistra dall'inserimento di una figura come Enrico Letta.
Intanto, nella lista che va consolidandosi, spiccano alcuni nomi. Un ministero chiave come l'Economia potrebbe andare a Guido Tabellini, rettore della Bocconi. Allo Sviluppo Economico, in pole position è un altro bocconiano, Carlo Secchi. Giuliano Amato, politico vicino al Pd ma per il profilo considerato un 'tecnico', potrebbe tornare alla poltrona di ministro dell'Interno, che già ricoprì nell'ultimo governo Prodi. Ma potrebbe anche essere designato per la Farnesina, visto il prestigio internazionale. In alternativa, agli Esteri potrebbe essere indicato il diplomatico Giampiero Massolo, attualmente segretario generale del Ministero. Favori bipartisan sembra incontrare l'ipotesi che al Welfare vada Carlo Dell'Aringa, docente dell'università Cattolica e amico di Marco Biagi, ma gradito anche alla Cgil. Piace anche Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica, all'Istruzione. Alla Giustizia, ministero che Berlusconi avrebbe voluto conservare a Nitto Palma, dovrebbe invece andare Cesare Mirabelli (già membro di Csm e Consulta). Ma in alternativa si fanno i nomi di Ugo De Siervo o Piero Alberto Capotosti.
Alla Difesa il nome del generale Rolando Mosca Moschini (attualmente consigliere militare del Quirinale) appare più forte rispetto a quello dell'ex capo di Stato maggiore Vincenzo Camporini. Al ministero dell'Agricoltura potrebbe invece approdare Federico Vecchioni, ex presidente di Confagricoltura, considerato vicino a Luca Cordero di Montezemolo. Alle Infrastrutture il nome di Lanfranco Senn, docente della Bocconi e presidente di Metropolitana Milanese spa, sembra eclissare l'ipotesi Rocco Sabelli (ad Alitalia). Incognite ancora sulla poltrona dell'Ambiente e della Cultura. Per quest'ultima si fa il nome di Paolo Baratta, che però ha dichiarato di voler restare presidente della Biennale. Un posto da sottosegretario alla presidenza del Consiglio dovrebbe avere Enzo Moavero, già capo di gabinetto di Monti. Un grosso nodo resta la presenza femminile: si è parlato insistentemente in questi giorni di Emma Bonino, ma la figura appare ad alcuni troppo 'politica'. Dunque, raccontano, Monti sarebbe ancora alla ricerca di personalità 'rosa'.
Insomma, fino all'ultimo il 'totonomi' continuerà a impazzare. Per i dicasteri economici, per dire, ancora non sono del tutto archiviate le ipotesi Saccomanni, Bini Smaghi o anche Grilli. Mentre per lo Sviluppo circolano i nomi di Catricalà, Gnudi, Giovannini (Istat) o anche Emma Marcegaglia. Per il Welfare si citano sindacalisti (ma Bonanni si è tirato indietro) o figure come Nicola Rossi e Piero Ichino. Andrea Riccardi o Francesco Profumo vengono tirati in ballo per l'Istruzione.
Tutti i nomi del governo Monti
Dodici ministri, tutti tecnici. La politica resterà fuori dalle poltrone che contano. Ma qualche nodo ancora resta. Non si sa se Gianni Letta, che Berlusconi vorrebbe ma il Pd no, rimarrà a palazzo Chigi , forse come vicepremier. E poi le donne: cercasi 'ministre' disperatamente
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