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Al via le consultazioni, subito il nuovo governo

Corsa contro il tempo per Napolitano. L'obiettivo è annunciare l'esecutivo guidato da Monti lunedì mattina prima dell'apertura delle piazze finanziare

ROMA. Ormai è una corsa contro il tempo il tentativo di Giorgio Napolitano di varare un nuovo governo, rassicurante per i mercati, in modo che sia in campo già lunedì mattina quando le piazze finanziarie riapriranno e daranno un nuovo verdetto sull'affidabilità dell'Italia. Il presidente della Repubblica ha puntato tutto sulla coesione, sulle larghe intese, su un tecnico di alto prestigio quale Mario Monti. Ha costruito con tenacia e fermezza questa soluzione. Ha avuto l'appoggio dei leader mondiali, è vicino al traguardo ed è probabile che vinca la sua scommessa.
In serata Berlusconi ha rassegnato le dimissioni che qualche giorno fa sembravano impossibili e, oggi, le consultazioni formali al Quirinale faranno registrare un consenso molto ampio al governo tecnico presieduto dall'ex rettore della Bocconi. Un consenso al quale il Pdl è giunto in modo sofferto, con paletti e distinguo tutti da valutare, e senza la Lega Nord, che si chiama fuori.
Napolitano ha costruito la convergenza degli schieramenti contrapposti con sagacia e pazienza, usando la sua lunghissima esperienza per districarsi dal labirinto dei veti incrociati che gli interlocutori politici avevano disegnato nelle pre-consultazioni di dieci giorni fa, a cui il capo dello Stato aveva fatto ricorso dopo la clamorosa bocciatura in Parlamento del rendiconto generale dello Stato.
Di fronte a quella situazione, giorno dopo giorno, Napolitano ha lanciato alle forze politiche e sociali appelli sempre più drammatici e allarmanti: alla consapevolezza della gravità senza precedenti della crisi, al raffreddamento dello scontro politico, alla necessità indifferibile di tradurre in misure concrete, incisive, visibili, comprensibili i molti impegni "indispensabili" assunti con l'Europa, che attraverso la BCE sta sostenendo le quotazioni dei titoli pubblici italiani, nelle manovre economico-finanziarie di luglio e agosto, ancora in parte inattuate e, infine, con la lettera di Berlusconi all'Unione Europea.
C'é un problema urgente, di misure indifferibili da attuare, e c'é anche da superare una grave crisi di sfiducia, verso l'Italia e verso il governo in carica chiamato ad attuarle, ha certificato Napolitano. Di conseguenza negli ultimi giorni ha impresso una fortissima accelerazione alla ricerca di una soluzione alla crisi politica che in questi mesi ha frenato l'azione anti-crisi dell'esecutivo. In soccorso di Napolitano, a dare forza alla sua iniziativa, sono arrivati i vertici dell'UE, Barack Obama, Nicolas Sarkozy, il presidente tedesco Wulff.
Napolitano ha sbloccato l'impasse con due mosse forti. Martedì ha ricevuto da Berlusconi l'impegno a dimettersi un minuto dopo l'approvazione della legge di stabilità e subito dopo ha reso noto quell'impegno in un comunicato che ha avuto valore di certificazione e ha segnato un punto di non ritorno.
Il giorno dopo, mercoledì, a sorpresa, ha nominato senatore a vita il candidato più quotato a presiedere il governo tecnico, Mario Monti, contribuendo a fare salire le sue quotazioni. Da quel momento la strada del presidente in pectore è apparsa in discesa, ma i tormenti della Lega e del Pdl hanno indotto Napolitano a non disarmare un solo momento.
Tant'é vero che ancora ieri mattina il capo dello Stato ha ritenuto necessario lanciare nuovi forti richiami alla gravità della crisi, al senso di responsabilità di tutte le forze politiche,  ad "evitare facili vie d'uscita in illusori e poco lungimiranti localismi", ovvero a capire che l'Italia fa parte di un sistema politico ed economico internazionale e non può ritagliarsi nessuno spazio per sfuggire ai conti che l'Europa e i mercati presentano e che bisogna pagare, con misure che comportano sacrifici e che devono essere applicate con equità, sacrifici necessari per uscire dal tunnel.

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