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Condannato a 21 anni per droga, è una delle ultime cause di Fragalà

L'imputato, Matteo Bologna, ritenuto ai vertici di una banda che trafficava stupefacenti tra il Nord Europa è la Sicilia era assistito dall'avvocato ucciso. Il fascicolo è al vaglio degli investigatori

PALERMO. La causa celebrata oggi davanti ai giudici della quinta sezione a carico di una presunta banda di narcotrafficanti e costata la condanna a 21 anni a uno degli imputati, Matteo Bologna, è una delle ultime cause trattate dall'avvocato Enzo Fragalà, il penalista palermitano ucciso il 26 febbraio scorso. Il fascicolo è finito al vaglio degli investigatori che da più di un anno, ormai, cercano di dare un nome al killer col volto nascosto da un casco integrale che massacrò a bastonate il legale davanti al tribunale.    
Bologna, originario di Partinico, è ritenuto ai vertici di una banda che smerciava droga tra la Germania, l'Olanda, il Belgio e la Sicilia. L'imputato, a cui l'anno scorso la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha sequestrato beni per quasi 12 milioni di euro, era assistito dall'avvocato ucciso.    
Il nome di Fragalà è tornato alla ribalta del processo quando sul banco dei testi è salito Mario Tornetta, uno dei principali accusatori di Bologna, suo ex socio nel traffico di droga, che ha confessato e scontato la pena e svelato agli investigatori i retroscena dell'affare miliardario. Il teste, che vive sotto protezione in Germania, ha raccontato che il suo ex legale avrebbe ricevuto due telefonate dallo studio Fragalà: "probabilmente volevano chiedermi di ritrattare", ha aggiunto. "Ma io - ha spiegato - dissi all'avvocato che non doveva più parlarci". Successivamente il testimone, intanto finito ai domiciliari, avrebbe ricevuto la visita di due uomini che l'avrebbero minacciato accusandolo di avere tradito Bologna.   
A quel punto lui avrebbe scritto una lettera all'imputato confermando tutte le accuse a suo carico. La missiva, che conteneva dettagli precisi sul traffico di droga e sul ruolo di Bologna, venne depositata agli atti del processo al trafficante, che è libero e vive in Germania, dal suo avvocato, Fragalà appunto, un mese prima che questi venisse ucciso.

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