ROMA. Dodici come i risultati utili consecutivi, fra campionato e coppe, due come i gol rifilati alla Roma. Il Milan di Gattuso non si ferma più e i numeri sono lì a testimoniarlo, implacabili e incontrovertibili, pronti a dare l’esatta dimensione di un miracolo tecnico che, fino a un paio di mesi fa (chi non ricorda il pari a Benevento?) era perfino assurdo da ipotizzare sia pure vagamente.
Il Milan è diventata una squadra compatta, cinica, implacabile, essenziale, granitica. Come il carattere del proprio allenatore che, oltre a trasmettere grinta e determinazione, è riuscito a dare un’identità ai rossoneri, troppo molli e svagati con Montella.
Tutto il contrario della Roma che appare stanca, svogliata e confusionaria.
Una squadra senza identità e con una condizione fisica apparsa assai precaria. Senza un briciolo di idea. Perché c'è anche un problema di testa da risolvere e questo è un compito che spetterà a Di Francesco, prima che si butti via quanto di buono fatto nella prima parte della stagione.
Rispetto a Kharkiv, come fatto intendere alla vigilia, Di Francesco rinuncia a tre 'senatori' del calibro di Florenzi, De Rossi e soprattutto Dzeko, che nel 2018 ha fatto centro solo due volte. La Roma si affida pertanto a Schick (zero gol), ma il risultato riesce a essere ancor più deprimente. In casa giallorossa cambia anche il modulo che, dal 4-3-3, diventa 4-2-3-1, con Pellegrini e Nainggolan mediani, dietro Strootman, Nainggolan e il turco Under, abbastanza sottotono rispetto alle ultime esibizioni a suon di gol.
Il Milan è nello schieramento e con il modulo annunciati: 4-3-3.
Il primo tempo è da dimenticare: due squadre lente e svogliate, con poche idee e vecchi problemi che riaffiorano non riescono a scongelare il frigo dell’Olimpico. Forse leggermente meglio il Milan, almeno in fase di pressing, ma di azioni nemmeno l’ombra. Under prova con una 'telefonata' al 5', ma Donnarumma manda in angolo, quando invece avrebbe potuto tentare la presa.
L’unica vera occasione in realtà è un clamoroso falso, nel senso che Schick impegna al 24' il portiere dei rossoneri, ma da posizione di fuorigioco (segnalata tempestivamente), dopo un cross di Kolarov. Al 37' larga conclusione di Pellegrini e al 46' Peres deve recuperare su Calhanoglu e far intervenire Alisson.
Nella ripresa la partita s'infiamma subito: merito della Roma, che accelera e porta alla conclsione (a lato) di Perotti; il Milan capisce l’antifona e si riversa in avanti, portandosi in vantaggio. Ma la Roma ci mette molto del suo, Manolas in particolare sembra imbambolato e, su un cross da destra di Suso, si fa beffare da Cutrone (sempre lui), che insacca da pochi passi. Calhanoglu potrebbe raddoppiare al 12', ma Alisson alza in angolo.
La Roma spegne col passare dei minuti e non riesce a costruire una sola azione, cerca piuttosto di gettare il pallone nell’area avversaria, affidandosi a un rimpallo fortunoso, che non arriverà mai. Al 28' il Milan fa le prove generali del 2-0: contropiede fulmineo di Calhanoglu che serve Kalinic, la cui botta di destro sembra destinata nell’angolo basso, ma Alisson compie un miracolo ed evita il colpo del ko.
Che arriva un minuto dopo grazie al Calabria, pronto e reattivo a scattare sul filo del fuorigioco e a raccogliere un suggerimento di Kalinic, il cui impatto con la partita è stato formidabile.
La Roma è al tappeto, ma non si scuote e anzi è il Milan, con Borini nel finale, a sfiorare il 3-0 e a spaventare l’Inter: il derby di domenica si preannuncia quantomeno pirotecnico.
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