ROMA. La Lega Serie A vuole contare di più in Federcalcio e ricavare di più dai diritti tv del campionato. Il primo proposito sarà espresso chiaramente mercoledì prossimo, quando in club formuleranno un documento programmatico per la gestione della Figc e faranno un endorsement in vista delle elezioni federali del 29 gennaio. Il secondo obiettivo è nero su bianco sul bando per il triennio 2018/21 che verrà pubblicato sabato sul sito della Lega, con la speranza di scatenare un'asta fra operatori con un prezzo minimo complessivo di 1 miliardo e 50 milioni di euro (ora incassa 946 milioni a stagione), o con un bando subordinato per intermediari finanziari. "E' naturale che una lega professionistica esprima un candidato", ha chiarito Carlo Tavecchio, commissario della Lega Serie A nonché presidente federale dimissionario, alla vigilia dell'incontro a Roma fra i tre candidati al momento in corsa per succedergli al vertice del governo del calcio italiano, Tommasi, Sibilia e Gravina. Uno di loro potrebbe sostenere le richieste del massimo campionato, che vuole pesare di più nel Consiglio federale, altrimenti la Serie A tirerà fuori un proprio nome, e al momento circola quello di Costacurta, con un passato in campo e in panchina, quindi membro dell'Assoallenatori. La Lega ha tempo fino al 13 gennaio per indicare un candidato per la Figc, poi entro le elezioni federali del 29 dovrà nominare il proprio presidente: crescono le chance di Tavecchio che ha riformato lo statuto, venduto con l'advisor Infront i diritti tv esteri meglio del previsto, e "dopo un percorso lungo e corretto" ha compattato i club anche sul bando domestico dei diritti tv (18 club a favore, astenuti Roma e Napoli, con De Laurentiis polemico). Ma in realtà i bandi sono due. Uno è rivolto a operatori tradizionali (satellitare, digitale terrestre e Internet), con pacchetti sostanzialmente simili a quelli dell'asta andata a vuoto a giugno e prezzi minimi diversi: A e B, per piattaforma satellitare e digitale terrestre, con le gare di 8 big esclusa la Roma, hanno una valutazione minima di circa 260 milioni di euro, più alta rispetto a quella del pacchetto C, con gli stessi contenuti, per Internet, quotato circa 140 milioni. D1 e D2, articolati con l'esclusiva di 12 squadre (fra cui la Roma), hanno un prezzo minimo complessivo attorno ai 320 milioni (era 400 nel primo bando). E infine i diritti accessori superano i 50 milioni. Nessun pacchetto da solo consente di trasmettere l'intero campionato, come fa ora Sky, che per mantenere lo status quo a giugno ha offerto poco più di mezzo miliardo di euro e ora dovrebbe fare un ulteriore sforzo. Sette mesi fa non si è presentata Mediaset, che non ha ancora risolto il contenzioso con Vivendi ma nel frattempo si è aggiudicata i diritti dei Mondiali in Russia e sarebbe interessata a quelli della Serie B più che della A. Il 22 gennaio è il limite per presentare le offerte sia per gli operatori tradizionali sia per gli intermediari finanziari indipendenti, che entrerebbero in gioco con il bando subordinato, se non andranno a buon fine la prima asta e le eventuali successive trattative private. Sullo sfondo c'è l'investimento prospettato da International Bank of Qatar, 13 miliardi di euro in 10 anni, soluzione che scalda soprattutto i club medio-piccoli e potrebbe favorire la nascita del canale della Lega. "Quello è un discorso diverso, finanziario, non c'entra coi diritti tv - ha frenato Tavecchio -. Se sono rose fioriranno".