BOLOGNA. Il treno Juve si ferma alla stazione di Bologna. Dopo 15 vittorie di fila, nell'anticipo pre Champions, è arrivato un pari senza reti che rallenta una corsa che pareva non conoscere ostacoli. Merito di un Bologna che ha lasciato pochi spazi alla Juve incapace di trovarne, complice un Bayern che incombe sui successi italiani bianconeri come un barometro che può portare sole o nuvoloni su una stagione intera.
E così finisce per essere scarna la cronaca del passo falso della Juventus, capolista ritrovata, che non steccava da ottobre, sempre in terra emiliana, contro il Sassuolo, che cede il passo in vista della decisiva notte d'Europa. La squadra di Allegri non ha fatto quasi niente per provare ad allungare la striscia, quasi come arresa all'inesorabile eurotassa da pagare alla Champions.
Dall'altra parte il Bologna è sembrato quasi accontentarsi di un punto, che certo rimane preziosissimo per la classifica anche per il peso specifico che ha, che alla vigilia della partita era visto come un'impresa e che comunque è stato festeggiato dai tifosi come un grandioso successo.
Ma che poteva trasformarsi in qualcosina di più se il Bologna avesse provato con un po' più di convinzione ad affondare il coltello nella gola scoperta di una Juve distratta. Davanti agli occhi del ct della nazionale Antonio Conte, Destro e Giaccherini hanno provato a rilanciare la loro quotazione azzurra. Sui piedi dell'ex romanista c'è stata, forse, l'occasione più ghiotta della partita, quando, a metà primo tempo, ha calciato verso la porta trovando la respinta di Buffon.
E' stato a quel punto che, dopo un inizio deciso della Juve, la partita ha definito il proprio svolgimento. La Juve ha capito che di fronte aveva un avversario che non avrebbe recitato il ruolo dello sparring partner, fisicamente in palla almeno quanto i bianconeri e pronta a colpire se la svogliatezza bianconera si fosse trasformata in qualcosa di più grave. La squadra di Allegri ha così capito che, se si vuol trovare un'armonia fra la corsa allo scudetto e il cammino in Champions, bisogna anche sapersi accontentare di questi punticini sbiaditi, in queste fredde serate di fine inverno quando gli impegni si accavallano e la mente fa fatica a restare ogni volta con il massimo della carica.
Marotta, che nel prepartita ha accusato i tifosi del Bologna di aver lanciato un "bomba carta" contro il pullman della squadra (in realtà si è trattato di un petardo che è scoppiato lontano dal bus e che non ha contuso nessuno delle centinaia di tifosi presenti al momento) ha, quantomeno, riempito il taccuino di nomi, peraltro già conosciuti, che possono tornare utili a giugno.
Pantaleo Corvino ha fatto del Bologna una miniera di giovani dal brillante futuro, come Donsah e Diawara, due che hanno alzato la diga che ha regalato il punto al Bologna e contro i quali si sono abbattuti Zaza, Dybala, Pogba e Morata ed alla quale Marchisio non è riuscito a trovare antidoti. Donadoni appunta sul bavero un'altra stelletta: quella di essere stato l'unico in 16 partite a non far vincere la Juve. Un altro simbolo di un Bologna in buona salute, che dopo aver sofferto in autunno, adesso può regalarsi una tiepidissima primavera.
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