Domenica 17 Novembre 2024

Tour de France, Froome festeggia sull'Alpe d'Huez - Video

ROMA. Il bello del ciclismo è passione, sudore, sofferenza, che si sono manifestati attraverso uno spettacolare duello: quello per la maglia gialla del 102esimo Tour de France, che Chris Froome si cuce addosso definitivamente per la seconda volta in carriera - dopo il 2013 - e che ha regalato grandissime palpitazioni, incertezza e momenti di tensione agonistica positiva. Il britannico vincerà il Tour de France, come era in parte nelle previsioni, ma ha passato una brutta mezz'ora sull'Alpe d'Huez, dove già aveva rischiato di perdere un'altra Grande boucle. Le rasoiate del colombiano Nairo Quintana, coadiuvato inizialmente dal compagno di squadra Alejandro Valverde, che è riuscito a buttare prepotentemente giù dal podio sia Alberto Contador che Vincenzo Nibali (gli altri due favoriti), hanno lasciato il segno. Uno, due, tre scatti hanno costretto il keniano d'origine a perdere terreno e a lasciare 1'26'' sull'asfalto ciclisticamente più celebrato. L'olandese Wouter Poels e il tasmaniano Richie Porte - lontano parente dell'opaco 'Skyman' visto al Giro d'Italia - lo hanno tenuto a galla per il caschetto. Come già era accaduto, nella tappa stravinta da Nibali su La Toussuire. Froome ha intravisto gli spettri di una Waterloo che era nell'aria, l'ha quasi sfiorata, nella penultima tappa alpina. Sicuramente ha avuto più paura lui di perdere il primato che certezze Quintana di conquistarlo. La maglia gialla aveva concesso le briciole al colombiano, per la prima volta si è avuta la sensazione che, se la salita fosse durata 5 chilometri di più, la leadership della corsa francese avrebbe potuto cambiare padrone e passare dal Team Sky alla Movistar. Sull'Alpe d'Huez, assieme all'affaticato Froome, ha trionfato Thibaut Pinot che, alla fine, è riuscito a ritagliarsi un'enorme fetta di gloria, scalando i mitici tornanti fra due ali di folla che quasi lo soffocavano. Un bravo a Pinot, più forte della sfortuna che lo ha frenato nelle prime tappe e dei ruzzoloni sull'asfalto. Come Nibali, del resto. Lo 'Squalo dello Stretto' ha coronato negativamente un Tour indimenticabile per molti aspetti con l'ultimo sfortunato episodio di una sequela interminabile. All'attacco dell'Alpe d'Huez, infatti, una foratura lo ha costretto a cambiare bici e a perdere i secondi necessari a negargli una possibile vittoria. O, ancor meglio, l'attacco definitivo al podio a spese di Valverde. Il capitano dell'Astana, dopo l'impresa, anche in questa penultima tappa appariva in ottime condizioni, ma non aveva fatto i conti con la Dea bendata che gli ha annacquato sogni e ambizioni. La foratura rispecchia tutto il Tour di Nibali che, anche quando la strada era in pianura, è stato costretto a pedalare in salita. Da solo. E ai piedi dell'Alpe d'Huez, a proposito delle polemiche e degli attacchi perentori di Froome nel dopo-tappa, nessuno si è fermato ad aspettarlo. Cosa avrebbe dovuto dire, allora, il siciliano ai rivali, dopo l'arrivo odierno? Oggi la passerella parigina consacrerà il vincitore del Tour, che i francesi non amano e ieri si è capito anche perchè. Ma resta il rammarico per la mancata impresa di Quintana, che ha spaventato il britannico, senza però riuscire a sfilargli la maglia gialla. Lo stesso rammarico per il mancato podio di Nibali.

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