Tutti in Uruguay, anche i bambini, sanno chi è Alcides Edgardo Ghiggia, morto a 88 anni per una crisi cardiaca, autore dello storico gol con il quale la nazionale 'Celestè riuscì a battere a Rio de Janeiro il Brasile: l'impresa diede a Montevideo la Coppa del Mondo ed entrò nella storia come il 'Maracanazo". Ghiggia è deceduto in una fredda giornata dell'inverno uruguaiano a Las Piedras, non lontano dalla capitale, dove viveva e gestiva un supermercato. I media locali hanno subito dato grande spazio alla notizia. «Sessantacinque anni fa la 'Celestè faceva piangere tutto il Brasile e sorprendeva il mondo», afferma per esempio la pagina web del giornale El Pais. Quel giorno infatti - era il 16 luglio del 1950, esattamente 65 anni fa - Ghiggia riuscì a segnare la seconda rete del 'Maracanazò (la partita finì 2-1), facendo impazzire l'Uruguay e ammutolire i 200 mila spettatori presenti allo stadio di Rio de Janeiro. Mancando 11 minuti al fischio finale, Ghiggia fece scacco alla 'Selecao" grazie ad una rete che rimane tra le più importanti e note del calcio, nonostante il tempo trascorso. Il primo gol 'uruguayò venne segnato da Juan Alberto Schiaffino. Ghiggia era tra l'altro ormai l'unico 'sopravvissuto della nazionale che vinse il mondiale e la Coppa Rimet. Nella sua lunga carriera (giocò fino ai 42 anni) indossò le maglie del Sud America, Penarol, Roma, Milan e Danubio. Molte erano le sue frasi famose: «Solo tre persone nella storia hanno fatto zittire il Maracanà con un gesto: il Papa, Sinatra e io». Oppure: «il pallone è come la fidanzata, lo vedi una volta e te ne innamori». Qualche anno fa aveva avuto un brutto incidente, dopo che un camion aveva travolto la sua auto causandogli numerose fratture e mettendo a rischio la sua vita. Poco dopo la notizia della morte, su Twitter sono subito scattati i messaggi e i commenti sulla scia del hashtag #EternoGhiggia, mentre il giornale brasiliano Folha de S.Paulo sottolinea che «il fantasma del Maracanazo è morto, ma non smetterà mai di esistere».