ROMA. La seconda tappa del Tour ha del tutto cancellato la prima e redistribuito sorrisi e delusioni. La scoppiettante maglia gialla di ieri, infatti, l'australiano Rohan Dennis ha riposto subito le sue ambizioni, ed è già scivolato al 23mo posto. Il nuovo leader della classifica generale è lo svizzero Fabian Cancellara, 34enne indomabile dello sprint, che è giunto terzo, ma grazie agli abbuoni s'è preso la maglia più prestigiosa. Sul traguardo di Zelande, dopo 166 km da Utrecht, terra olandese, al termine di una volata infinita ha prevalso il tedesco Andrè Greipel, sullo slovacco Peter Sagan, poi appunto Cancellara. Giornata da dimenticare per Vincenzo Nibali, tanto tonico ieri, un manciata di secondi davanti ai rivali diretti, tanto sfortunato oggi. A 25 km dall'arrivo, mentre era in affanno, una foratura l'ha messo fuori gioco, ed è arrivato con 1minuto e 27 di ritardo, visibilmente seccato. Ora lo squalo messinese in classifica è addirittura 33mo, con 2minuti e 9 secondi dalla maglia gialla. Sorride invece il britannico Chris Froome, ieri non impeccabile, oggi 7/o, con lo stesso tempo di Greipel, e distanziato di soli 48 secondi dal nuovo leader della classifica. Se l'è cavata pure lo spagnolo Alberto Contador: il fresco trionfatore del Giro ci ha rimesso solo 4 secondi, e adesso è 14mo a un minuto esatto da Cancellara. Peggio è andata solo all'altro grande pretendente degli Champs Elysees, il colombiano Nairo Quintana che ha sofferto vento e freddo, e ora occupa la 44ma posizione a 2'27« secondi. Sembrano distacchi enormi, ma lo sono meno di quanto possa apparire. Oggi era una tappa per velocisti, tutta in pianura, senza nemmeno un gp della montagna, e condizionata dalle condizioni meteo avverse. Nessuno di quelli che occupano le prime posizioni può avere l'ambizione di arrivare fino a Parigi. La seconda giornata ha insomma confermato le previsioni della vigilia: questo Tour è una gara di resistenza. I 50 km sotto la pioggia, nella nebbia, poi il vento gelido in senso contrario alla marcia, hanno messo a dura prova i corridori. Molte le cadute e le forature. Forse oggi si si aspettava meno durezza, essendo una tappa liscia, una sorta di trasferimento in vista della terribile scarpinata che attende domani la carovana, invece no, anche le frazioni in pianura quest'anno sono insidiose e guai a chi si fa sorprendere dagli eventi, specie in una zona climaticamente instabile come questa. Domani il Tour lascia l'Olanda e si trasferisce in Belgio, da Anversa a Huy, 160 km all'inizio pianeggianti, poi si sale verso 4 cotes prese a prestito dal tracciato della Freccia Vallone. Il finale è tremendo per gambe e polmoni, i corridori dovranno arrampicarsi sul Muro di Huy, lo stesso dove ogni anno si conclude la Freccia: 1300 metri, pendenza media del 10%, e punte del 20% nei pressi del traguardo, non a caso lo chiamano 'murò. Domani dunque il Tour darà le prime indicazioni su chi davvero potrà competere per la battaglia finale.