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Sinodo, monsignor Pennisi: "Un'occasione per sentirsi tutti protagonisti all’interno della Chiesa"

Papa Francesco ha aperto ufficialmente il Sinodo dei vescovi in Vaticano con la celebrazione della messa nella basilica di San Pietro domenica scorsa, 10 ottobre, preceduta da un momento di riflessione nell'Aula Nuova del Sinodo.

È considerato un po' il "Concilio" del pontificato di Francesco quello che durerà fino all'assemblea dei vescovi dell'autunno 2023 per plasmare la Chiesa sul principio della "sinodalità". Un mutamento epocale, la vera riforma che Bergoglio intende lasciare in eredità ai suoi successori, e che per essere tale, per volontà del Pontefice, coinvolgerà non solo le gerarchie, non solo gli episcopati, ma anche tutte le Chiese locali, le diocesi, le parrocchie, i laici, compresi i giovani: insomma l'intero "popolo di Dio".

Monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, nella Cei è assistente ecclesiastico della Confederazione nazionale delle confraternite delle diocesi d'Italia e nella Conferenza episcopale siciliana è delegato per l'educazione cattolica, la scuola e l'università: “Il cammino sinodale diventa opportunità per essere insieme, per fare insieme, per camminare insieme con il Risorto.”

“Il processo sinodale diventa opportunità per essere insieme, per fare insieme, per camminare insieme con il Risorto. Siamo chiamati ad essere insieme in comunione, mantenendo l’unità nella diversità, a fare insieme condividendo lo stesso progetto pastorale” afferma l’arcivescovo di Monreale, mons. Michele Pennisi, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica per l’inizio anno pastorale. “Il cammino sinodale che abbiamo iniziato non deve interrompersi, ma deve trovare nuovo slancio attraverso la pratica quotidiana della sinodalità” continua mons. Pennisi, sottolineando l’importanza del camminare insieme con il Risorto, “che come per i discepoli di Emmaus cammina con noi per fugare i nostri dubbi e le nostre paure ed aiutarci a fare una lettura pasquale della nostra situazione.”

Prosegue l’arcivescovo: “Per affrontare la grande sfida della conversione missionaria della pastorale delle nostre comunità, ciò che serve è un metodo sinodale che aiuti a mettere a fuoco il mutamento in corso, ad intercettare le istanze delle diverse componenti del popolo di Dio, mettendosi in ascolto delle persone che vivono nel nostro territorio, anche ai margini, per entrarvi in relazione, per cogliere le paure e le attese e per svolgervi la presenza di Dio. É necessario combattere ogni individualismo e campanilismo e rendere i cristiani laici protagonisti di un cammino di rinnovamento ecclesiale.

Sua Eccellenza, dopo l’incontro a Roma con il Papa, cosa pensa di questo Sinodo inedito?

“È un Sinodo importante perché il papa invita tutta la Chiesa ad educarsi alla sinodalità, cioè a camminare insieme. Il Sinodo è il modo con cui la Chiesa del terzo millennio deve confrontarsi con i problemi di oggi, cercando di coniugare alcuni verbi come l’incontrare, l’ascoltare e il discernere”.

C’è il rischio di una immobilità, nel senso che si possano dare soluzioni vecchie a problemi nuovi?

“Il rischio della immobilità di una pastorale di conservazione è certamente presente. Il papa invece ci invita a camminare insieme guardando in avanti e sapendo che in mezzo a noi c’è Gesù. Quindi, nonostante i motivi di disillusione, anche quasi di disperazione, siamo invitati ad essere messaggeri della speranza e della gioia che vengono da Cristo Risorto”.

Quale prospettiva di Chiesa può venire fuori da questo Sinodo?

“Un rinnovamento che porti a dialogare con tutti, a partire dalle persone che si sentono lontane, perché la Chiesa possa essere la casa di tutti”.

Un augurio?

“Ci auguriamo che tutti i fedeli laici ma anche i lontani, prendano questa occasione per sentirsi protagonisti all’interno della vita della Chiesa, cercando di farsi ascoltare, perché attraverso l’ascolto di tutti possa esserci lo Spirito che detti delle soluzioni nuove e inedite”.

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