Siamo solo noi di Vasco Rossi compie 40 anni (fu pubblicato per la prima volta il 9 aprile del 1981) e Sony Music/Legacy celebra l’anniversario con una speciale edizione da collezione della serie R&PLAY, in uscita in tre versioni (cofanetto deluxe in edizione limitata con 33 giri, cd, libro di 128 pagine, locandina del tour dell’album; cd hardcoverbook di 32 pagine; vinile rimasterizzato).
Per la ricorrenza è stato girato anche il videoclip animato inedito di «Siamo solo noi», online dal 24 giugno.
«Noi, è la prima persona plurale che definisce un gruppo, una comunità, un popolo - racconta il regista Arturo Bertusi -. Per questo il protagonista non poteva essere un singolo personaggio, ma tutti Noi appunto, ripresi, attraverso gli anni, dai video di una telecamera di sicurezza di un negozio di dischi, sguardo su una piazza ideale che si trasforma in un palcoscenico su cui scorrono quarant'anni di storia e canzoni di Vasco, insieme ad eventi che hanno trasformato il mondo, fino al presente della pandemia».
La tracklist del disco è quella della versione originale (con il titolo del brano «Ieri ho sgozzato mio figlio» riportato per intero e non censurato come fu allora, l’originale era "Ieri ho sg. mio figlio"): Siamo solo noi, Incredibile romantica, Dimentichiamoci questa città, Voglio andare al mare, Brava, Ieri ho sgozzato mio figlio, Che ironia, Valium, Voglio andare al mare (ripresa).
La copertina è quella originale, ispirata nella grafica a quella di uno dei primi dischi di Desmond Child, con una foto del volto di Vasco in bianco e nero, sostituita nelle successive ristampe in cd.
Siamo solo noi uscì in un periodo in cui nessuno in Italia faceva rock e l’album non fu capito dalla critica.
«Per la critica o eri cantautore o eri pop - ricorda Vasco -. Per questo pensavo a un rock popolare, anche se ero cresciuto con i cantautori. 'Siamo solo noi' non l’avrei scritta senza 'Quelli che' di Enzo Jannacci, che era un testo aperto, potevi cambiarlo ogni sera. Uno dei grandi con Mogol e Battisti, De Gregori, Guccini, De André. Giorgio Gaber era uno dei pochi che andavo a vedere a teatro, non perdevo uno spettacolo. Era troppo avanti, nuovo e anche perfetto in tutto, io l’ho amato dentro. Sono cresciuto con loro, poi ho trovato il mio stile ma sono figlio loro».
Siamo solo noi, insieme ad Albachiara e Colpa d’Alfredo che erano già cult, diventò l’inno per le future generazioni. Testo identitario che ha trasformato in un popolo le persone che ascoltavano le canzoni di Vasco.
«Mi è venuta di getto in una notte in cui ero furioso con me stesso perché sul palco non era andata come volevo. Ero inferocito con me stesso e così quella notte mi sono sfogato scrivendo 'Siamo solo noi' - è il ricordo del Kom -: una dichiarazione di indipendenza dalle regole imposte che non ci stavano più bene a noi della nuova generazione. Fotografavo una contrapposizione generazionale».
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