Raffaella Carrà, icona della tv in Italia come in Spagna, è stata insignita, dall’ambasciatore di Spagna in Italia Alfonso Dastis, a nome e per conto del Re di Spagna Felipe VII, assieme ad un’altra donna emblematica per i due paesi, come Lucia Bosè, dell’onorificenza di Dama «al Orden del Mérito Civil».
Una cerimonia che si è svolta all’Auditorium Parco della Musica di Roma, seguita da un talk show ricco di ospiti dalla Spagna, come la cantante Alaska, e dall’Argentina, dove «Raffaella è altrettanto amata», sottolinea le leader del gruppo musicale Tequila.
«Il mio ombelico nudo veniva fuori da un completo studiato da un costumista della Rai. Ora non ne ricordo il nome. Ma le ragazze d’estate già giravano così, con la pancia scoperta e i pantaloni lunghi. Io non mi sono fatta problemi a farlo vedere in tv. Ero libera. Anche i 'colpi di testa' erano il segno della libertà dalla lacca, dalle sovrastrutture, dalla rigidità. Io ero così, senza costrizioni».
Una dichiarazione di 'non colpevolezza' per aver turbato il sonno degli italiani agli inizi degli anni Settanta, con quel balletto col pancino di fuori, in una tv ancora molto limitata alla censura, quella di Raffaella Carrà, seduta comodamente nel salotto dell’Auditorium in smoking nero disegnato per lei da Guillermo Mariotto, direttore creativo della Gattinoni.
«Io amo la Spagna, è la mia seconda patria» ammette Raffaella. «E' un Paese che ammiro profondamente. Bisogna
conoscerlo, visitarlo per capirlo. E la gente in Spagna quando mi incontra mi dice sei una di noi».
E l’Italia? «Noi siamo piccoli piccoli ma geniali, mentre la Spagna è il ponte con l’America Latina. Anche la lingua è importante. L’italiano arriva a Lugano. Abbiamo eccellenze, ma se si riunissero saremmo ancora più forti».
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