PALERMO. "I giovani non credono che lo Stato sia più efficiente, dinamico, deciso e forte della mafia. E questo è il dato che più mi ha allarmato". Così il presidente della commissione regionale antimafia Nello Musumeci, sintetizza i risultati di una indagine sulla percezione del fenomeno mafioso e del concetto di legalità che ha coinvolto circa 150 studenti della scuola media. Lo studio, condotto sul campione di preadolescenti di quattro comuni siciliani (Barcellona Pozzo di Gotto, Capizzi, Palagonia, Paternò), è stato diviso in due fasce d'età, una relativa alla scuola media inferiore e un'altra sulla popolazione studentesca universitaria, i cui risultati saranno diffusi la prossima settimana. "I risultati saranno presentati ai parlamentari, al governo, a presidente dell'assemblea, ai Comuni, alle scuole", ha aggiunto Musumeci. "Né i ragazzi interpellati nè i professori - spiega - erano a conoscenza che a condurre l'indagine è stata la commissione antimafia, per non condizionare i risultati della rilevazione". "Secondo il campione analizzato - dice Orazio Ricciardello, del dipartimento di scienze della formazione dell'Università di Catania, che ha curato la ricerca - il pizzo è considerato un comportamento più grave del furto in un negozio, ma se si guarda alla risoluzione delle controversie quotidiane la mafia è considerata più rapida, efficiente, decisa e forte dello Stato, nei confronti del quale i ragazzi hanno un atteggiamento misto a neutralità e indifferenza. Scarsa importanza, poi, viene attribuita al pagamento delle tasse". Musumeci ha specificato che l'indagine è stata condotta, a titolo gratuito, salvo un rimborso spese per tre esperte che hanno collaborato alla fase successiva dell'indagine sul campione di 18-22 anni, "perché la politica è sobrietà", ha commentato. Immagini di Marco Gullà