PALERMO. Sono 78 i decessi in Sicilia dovuti, lo scorso anno, all’influenza. Un numero però riferito solo alle persone decedute nelle quali è stato isolato il virus influenzale. Ma, si stima, che i morti per complicanze influenzali, siano molti di più, considerato che non pochi di questi decessi vengono classificati come “collasso cardiocircolatorio” e visto che, nel Paese, le morti per complicanze cardiovascolari causate dall’influenza, secondo dati dell’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa), e dell'Istituto superiore di sanità (ISS) sono state circa 8.000. E sarebbero senza dubbio ancor di più senza le campagne di vaccinazione. Spiegano all’ISS: l'obiettivo delle campagne di profilassi vaccinale non sono attuate per prevenire l'influenza nella popolazione generale, ma per ridurre il rischio di complicanze e decessi, più frequenti in alcune categorie come quella degli anziani. In Sicilia, lo scorso anno, la profilassi vaccinale antinfluenzale è scesa, negli anziani, i più a rischio, di quasi 100 mila soggetti. Si è passati dal 56,5% (percentuale di per sé già esigua) del 2013-14, al 47,4 del 2014-15. In altre parole, ha aderito alla proposta vaccinale attiva e gratuita meno della metà dei 65enni in su e dei soggetti a rischio. Risultato? Molti eventi infausti e un picco di ospedalizzazioni non indifferente. E dire che il ministero della Salute, come obiettivo di copertura per l’antinfluenzale negli anziani ritiene utile, come suggerito dall’Organizzazione mondiale della sanità, una copertura minima del 75% e ottimale del 95%.“Lo scorso anno col calo di quasi il 10% delle vaccinazioni negli anziani si è avuto un raddoppio, rispetto agli anni precedenti, dei ricoveri ospedalieri legati a patologie correlate all’influenza e diversi casi mortali, che hanno superato il numero di 18.000”, osserva il dottore Ignazio Tozzo, dirigente generale del Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato regionale della Salute. Va anche sottolineato che dei piccoli di età 6-23 mesi per i quali è raccomandata la profilassi vaccinale antinfluenzale, è stato vaccinato lo 0,1% contro lo 0,5 del 2014. E le strutture pediatriche ospedaliere sono state prese d’assalto. Quest’anno, l’assessorato della Salute ha messo in campo un piano di grande rilevanza e rigorosità per la campagna 2015-2016 che partirà domani e durerà fino al 31 gennaio (il vaccino verrà dispensato gratuitamente agli aventi diritto nei centri vaccinali uniformemente distribuiti sul territorio regionale o presso gli ambulatori dei medici e pediatri di famiglia), ha messo a punto un piano di tutto rispetto e conta molto sulla collaborazione, importante e strategica, dei medici e pediatri di famiglia. Tra le novità, oltre ad una comunicazione molto più incisiva rispetto al passato, sono previste verifiche che nella storia della profilassi vaccinale siciliana non si sono mai viste. “In passato – dice Tozzo – pur registrando una grande collaborazione da parte della maggioranza dei medici di medicina generale e dei pediatri, alcuni di loro non hanno aderito alla campagna di vaccinazione, che è un obbligo sancito dal contratto collettivo. Da quest’anno, faremo delle verifiche sul campo. Per quei medici o pediatri di famiglia che non aderissero alla vaccinazione verranno adottate le misure previste dal contratto”. L’operazione di verifica verrà attuata anche negli ospedali, soprattutto nei reparti a rischio come le rianimazioni, le terapie intensive, le unità di oncologia, sia sotto il profilo dell’offerta vaccinale per i pazienti che nel coinvolgimento degli operatori sanitari (medici ed infermieri), che occorra siano vaccinati a tutela dei ricoverati. A chiusura delle campagna vaccinale gli ispettori verificheranno alcune cartelle cliniche legate ad eventi infausti che si dovessero verificare correlate a sindrome influenzale. La mancata offerta della vaccinazione può configurare l’ipotesi di omissione di atto sanitario con le conseguenti responsabilità a carico di chi l’ha determinata. “Ogni anno – aggiunge Ignazio Tozzo - molti anziani muoiono per sindrome dovute alla non vaccinazione ed anche i bambini sono esposti a gravi rischi di complicazioni. Questo non lo possiamo permettere. Speriamo, quest’anno, di raggiungere una soglia vaccinale che consenta di proteggere gran parte della popolazione a rischio”. Come sapere se il medico ha proposto la vaccinazione al paziente? Il cittadino che rifiuta di vaccinarsi deve esprimere la sua volontà firmando un documento dove certifica il suo dissenso informato. Interessati tutti i direttori generali della Asp siciliane ai quali viene sottolineato che l’offerta vaccinale rientra nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e che deve essere garantita agli aventi diritto perché la profilassi vaccinale è correlata alla riduzione dei ricoveri e della mortalità. L’offerta attiva del vaccino antinfluenzale, unitamente a quella pneumococcica, è destinata a tutte le persone ricoverate nelle strutture sanitarie (pubbliche e private accreditate) e a tutto il personale sanitario e parasanitario. “Anche il personale sanitario e parasanitario deve firmare una scheda di assenso o dissenso alla vaccinazione. La loro vaccinazione è necessaria onde evitare il contagio da operatore a paziente”, sostiene il dottore Mario Palermo, dirigente del servizio 1 del DASOE dell’assessorato regionale della Salute. Tutti gli operatori vaccinati porteranno, appuntata sul camice, una spilletta che li identificherà come vaccinati e quindi avranno libero accesso ai reparti di degenza a rischio. Rilevante è l’offerta attiva e gratuita della profilassi pneumococcica, unitamente a quella antinfluenzale. Lo pneumococco causa numerose patologie, dall’otite media acuta (tipica dei bambini), fino alle infezioni invasive come la polmonite (soprattutto negli anziani) la meningite e la batteriemia, patologie che insorgono più facilmente nelle persone che hanno un sistema immunitario indebolito o compromesso da condizioni patologiche o dall’utilizzo di alcuni farmaci. Gli anziani rientrano nelle categorie più a rischio di contrarre infezione da pneumococco, eppure l’86% dei 70-85enni afferma di non conoscere il vaccino contro la polmonite. Purtroppo, l’avanzare dell’età è associato ad una diminuzione della funzionalità delle difese immunitarie e a una maggior frequenza di patologie croniche. La vaccinazione pneumococcica, viene ritenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) una priorità. Al dipartimento di Igiene dell’Università di Palermo c’è il “Laboratorio di riferimento regionale per la sorveglianza virologica dell’influenza”. Lo scorso anno i casi di isolamento dei virus influenzali sono stati tre volte maggiori dell’anno precedente. “Ogni anno osserviamo che tutte le persone che si ammalano di influenza confermata in laboratorio, sono non vaccinate, mai trovato un caso di influenza sui soggetti che hanno fatto il vaccino”, commenta il professore Francesco Vitale, ordinario d’Igiene all’Università di Palermo. “L’influenza – spiega Vitale - è una malattia virale di non poco peso, soprattutto nelle persone fragili, come gli anziani e i bambini. Determina complicanze e patologie che spesso portano ad un eccesso di ospedalizzazione e mortalità, ben documentate, e che in buona parte possono essere prevenute soprattutto con la principale strategia di prevenzione, quella vaccinale”. I virus influenzali, hanno la capacità di arrecare complicanze altamente temibili. Le più frequenti sono le respiratorie (in primo piano le polmoniti), le cardiache (alterazioni del ritmo, segni di insufficienza), le encefaliti, complicanza grave più frequente nei bambini. Chi si deve vaccinare? Soggetti dai 64 anni compiuti in su; bambini di età superiore ai sei mesi, ragazzi e adulti affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza; bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico a rischio di sindrome di Reye (malattia acuta dall’esito potenzialmente letale che riguarda il cervello e il fegato) in caso di infezione influenzale; donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza (possono andare incontro a complicazioni del sistema cardio-respiratorio, con conseguenti danni al feto da carenza di ossigenazione); individui di qualunque età ricoverati presso strutture ospedaliere; chi ha contatti stretti con nuovi nati, fino al compimento del sesto mese di vita; chi ha contatti stretti con gestanti il cui parto e previsto nel periodo del picco influenzale (di solito gennaio-febbraio); medici e personale sanitario di assistenza; familiari e contatti di soggetti ad alto rischio; addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori; personale che per motivi di lavoro è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani; soggetti provenienti dal Medio Oriente e dal Continente Africano sbarcati sulle coste siciliane e momentaneamente residenti nei centri di accoglienza, considerati a rischio in quanto ospitati in comunità sovraffollate. Da studi attuati negli ultimi anni, si evince la convenienza di proteggere i lavoratori con la vaccinazione: è stata osservata una riduzione del carico di malattia, dell’assenteismo e dei costi legati alle cure mediche.