ROMA. Terremoti stellari, o 'stellemoti', sconvolgono una stella dal campo magnetico incredibilmente forte che non smette di essere attiva e inspiegabilmente longeva rispetto alle sue simili. L'astro si trova al centro della Via Lattea ed è una stella di neutroni (magnetar). Ad analizzare i bizzarri comportamenti di questa stella è il gruppo di ricerca guidato da Francesco Coti Zelati, 26 anni, dell'Università dell'Insubria a Como. L'analisi, pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, si basa sui dati dei telescopi spaziali Chandra, della Nasa, e XMM-Newton, dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Il campo magnetico delle stelle di questo tipo «è talmente elevato che, se la stella si trovasse a metà strada fra la Terra e la Luna, smagnetizzerebbe tutte le nostre carte di credito», ha spiegato Coti Zelati, che lavora anche nell'università di Amsterdam ed è associato dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Le magnetar hanno un diametro di appena 20 chilometri e sono perciò quasi completamente invisibili ai nostri telescopi, ma possono accendersi improvvisamente emettendo una intensa 'luce' ai raggi X. Quello analizzato dal giovane ricercatore italiano, battezzato SGR 1745-2900, ha rivelato la sua presenza nel 2013 vicino al buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia e da allora è stato tenuto sotto osservazione. «Si ritiene che la causa di queste esplosioni - ha spiegato il ricercatore - siano gli 'stellemotì, un analogo dei nostri terremoti. L'instabile campo magnetico delle magnetar è talmente potente da 'riconfigurarsi' improvvisamente e portare alla frattura dello strato più esterno, una crosta spessa un chilometro, ed emettere energie elevatissime». In tutte le magnetar scoperte finora queste emissioni calano poi lentamente fino quasi a scomparire nel tempo di anno, «ma quella che stiamo studiando - ha proseguito Coti Zelati - si comporta in modo diverso, continua a emettere energia Nell'arco di un anno la temperatura della stella di neutroni si è sempre mantenuta a livelli molto alti e la sua luminosità si è ridotta solo del 20%».