MILANO. Fu T.S. Eliot a dire per primo che i poeti mediocri copiano mentre quelli grandi rubano, e se ogni artista si è ispirato a qualcuno, alcuni musicisti hanno portato la tecnica dell'imitazione a un livello superiore. Si tratta dei tribute act: dal pub o sagra di provincia ai più rinomati teatri, auditorium e club, le band che provano a interpretare sul palco la figura, l'outfit, l'atteggiamento e la musica dei loro artisti preferiti sono un fenomeno vecchio come il pop. E se non mancano tribute band di stelle del presente come gli One Direction (gli inglesi Only One Direction, in pochi anni si sono già esibiti davanti a 250mila spettatori), le origini del trend risalgono a più di 50 anni fa. Nel 1964 gli americani The Buggs cercarono di inseguire la british wave dei Beatles riproponendo nel disco 'The Beetle Beat' alcuni brani dei quattro di Liverpool e posando in copertina vestiti come Lennon e soci. Se questo viene considerato il primo tribute act della storia, gli imitatori di Elvis Presley sono però ancora più antichi: il primo tributo attestato del Re da parte di un certo Carl 'Cheesie' Nelson risale addirittura al 1954, lo stesso anno del suo primo grande successo 'That's Alright Mama'. Se Cheesie risulta anche il primo tribute singer ad aver cantato con l'artista omaggiato, non fu però l'ultimo: i canadesi The Musical Box, che dal 1993 ripropongono in tutto il mondo (Italia compresa) il repertorio dei primi Genesis, nel 2002 riuscirono a esibirsi con Steve Hackett in persona. Anche gli americani Atomic Punks, tribute band dei Van Halen, hanno suonato con il bassista originale Michael Anthony, e le loro doti tecniche sono state talmente apprezzate che lo stesso David Lee Roth ne ha ingaggiato due chitarristi. Il caso limite di questo genere si vede nell'americano Tim 'Ripper' Owens che da cantante dei British Steel, tribute band dei Judas Priest attiva in Ohio, arrivò a cantare per il gruppo originale (la sua storia è immortalata nel film 'Rock Star'). In Italia una situazione simile è rappresentata dai Bandaliga (sopra una loro performance): il gruppo piacentino che omaggia Luciano Ligabue (fra i più apprezzati nel settore, con oltre 10mila fan su Facebook) da tempo si esibisce con Max Cottafavi, componente della band del rocker di Correggio. L'originalità del tributo talvolta tocca anche la parodia, come nel caso dei Beatallica, che fra costumi e canzoni come 'Hey Dudè propongono un simpatico pastiche di Fab Four e Metallica. Un settore a parte del mondo dei tribute act è poi quello delle band al femminile: le Zepparella o le Lez Zeppelin, le AC/DShe o le Hell's Belles, le Iron Maidens e Malice Cooper sono solo alcune delle band che portano in tutto il mondo omaggi in rosa conditi di ironia. Tuttavia, il successo di un tribute act si basa più sulla fedeltà all'originale che non sulla creatività: il live, insomma, è pensato per portare un'esperienza musicale laddove non sarebbe mai potuta arrivare per limiti storici, geografici e sociali. La tribute band propone di incontrare dal vivo l'opera di band a volte lontane nel tempo, spesso in piazze minori difficilmente raggiunte dalle agenzie di booking, offrendo a prezzi economici la copia di live pirotecnici come potevano essere quelli di Pink Floyd, Genesis o Kiss. In Italia ad esempio i Pink Sonic hanno suonato in molte piazze grazie alla combinazione di precisione tecnica e spettacolo visivo, in uno show tanto fedele all'originale da essere scelto per festeggiare il ventennale del concerto dei Pink Floyd a Udine del 1994 (al Teatro Nuovo Giovanni da Udine il prossimo 10 aprile). Nel nostro paese a dominare la scena delle tribute band sono i grandi del rock italiano: i gruppi che omaggiano Ligabue, Vasco Rossi e Renato Zero sono decine e decine in tutto lo stivale, almeno uno per regione. Tuttavia fra i gruppi di questo genere che vantano un seguito online maggiore ci sono i TFT, act lombardo che omaggia Tiziano Ferro, a testimoniare la forza di un fenomeno musicale che - a dispetto di molte critiche - non accenna a morire.