Lunedì 23 Dicembre 2024

Altro che cani da ricchi: i levrieri fra maltrattamenti e mattanze

ROMA. Pensando ai levrieri vengono in mente cani velocissimi ed eleganti, che nell'immaginario vediamo nelle case dei ricchi, degli aristocratici o anche, passando a un riferimento più pop, dei Simpson. Molti ignorano però la strage di cui sono vittime i levrieri da corsa e da caccia irlandesi/britannici e spagnoli (greyhounds e galgos). Una mattanza che, nonostante non vi siano dati ufficiali, si aggirerebbe sui 50-60mila esemplari di galgos uccisi ogni anno in Spagna e oltre 30 mila greyhound tra Irlanda e Gran Bretagna, dove le corse di cani sono ancora legali (fra le altre parti del mondo, la Spagna, l'Australia, il Messico e, ancora pochi Stati degli Usa, come la Florida, ndr). Paesi nei quali molti considerano i levrieri, nonostante siano cani molto sensibili e docili, non come animali da compagnia ma come bestiame, anzi, spesso peggio. In Irlanda, da dove viene la gran parte dei greyhound, si 'producono' ogni anno, secondo le stime, circa 40mila/50mila cuccioli (di cui 20mila registrati legalmente). Oltre la metà, giudicata inadeguata per le corse, viene eliminata prima dei due anni di vita. Quelli che vengono venduti e iniziano a gareggiare nei cinodromi (una 'carriera' che non supera in genere i 3-4 anni), se si fanno male, o diventano troppo lenti, quando va bene vengono dati in adozione, ma molto più spesso portati nei pound dove gli sono concessi solo pochi giorni di vita, uccisi con l'eutanasia (ma a volte anche in maniera molto più brutale), abbandonati, venduti ai laboratori di sperimentazione, sui mercati asiatici (dove la fine ultima è spesso come carne per i ristoranti) o su altri circuiti minori esteri. La loro vita da corridori scorre fuori dalle piste in una gabbia o in piccoli box da cui escono solo per allenarsi o per i bisogni; con la museruola quasi sempre addosso, per non perdere la concentrazione. Altrettanto triste il destino dei galgos, i levrieri spagnoli utilizzati per la caccia. Allevati a migliaia (le femmine sono costrette a una cucciolata dopo l'altra) sono tenuti spesso in condizioni disumane. Rinchiusi anche in dieci in minuscole baracche nei boschi o buche scavate sottoterra, malnutriti (a volte gli vengono dati solo tozzi di pane) e picchiati. Per questo tanti fra loro sono scheletrici, si feriscono e ammalano senza che nessuno se ne prenda cura. Quando invecchiano o se alla fine della stagione di caccia non sono più reputati abbastanza utili, molti vengono 'finiti' in modi terribili: impiccati agli alberi, buttati vivi nei pozzi, abbandonati con le zampe rotte, trascinati dalle auto o portati nelle perrera, canili lager dove vengono uccisi dopo 10 giorni se nessuno li reclama, e se prima non muoiono di stenti. Per salvare più levrieri possibili dandoli in adozione, sono nate decine e decine di associazioni in tutto il mondo. Molte sono anche in Italia: la prima è stata la Gaci, creata nel 2002 (trovando famiglia, si legge sul loro sito in oltre 10 anni a circa 2000 cani); ma anche, tra le altre, Egn (http://www.levrieri.net/site/), Progetto animalista per la vita (http://www.progettoanimalistaperlavita.it/), che si occupa anche di salvare altre razze di cani dalle perrera. Fra le ultime nate, già molto attive, Sos Levrieri (http://www.soslevrieri.eu/sos/) e Pet levrieri Onlus (http://www.petlevrieri.it/). Chi fosse interessato può trovare sui siti della varie associazioni tutte le informazioni (e raccomandazioni) per decidere se adottare un levriero, mentre su you tube si trovano vari video dei cani che incontrano per la prima volta le loro nuove famiglie in Italia.

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