PALERMO. Sono quasi 500 mila i siciliani portatori di una diagnosi di malattia cardiocircolatoria. Le malattie ischemiche e l’infarto sono, nell’Isola, la seconda causa di morte con circa 4.900 decessi: l’11% della mortalità negli uomini e 9% nelle donne. E’ quanto è emerso in occasione dell’evento “Comunicazione e Continuità Assistenziale”, organizzato dalla Federazione medici di famiglia a Palermo e Azienda Ospedali Riuniti “Villa Sofia – Cervello” riguardo alle disposizioni regionali per la dimissione e la comunicazione con il paziente dopo il ricovero per un evento cardiologico. Le malattie circolatorie, quindi, costituiscono in Italia e anche in Sicilia uno dei più importanti problemi della salute pubblica. “Nella stragrande maggioranza dei casi queste malattie causano invalidità e mortalità. Le persone che hanno avuto una forma acuta, spesso possono diventare malati cronici, con notevoli ripercussioni sulla qualità della vita e sui costi economici e sociali che la società deve affrontare”, spiegano dalla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimg). Durante il triennio 2011-2013, in Sicilia il numero medio annuale di ricoveri in regime ordinario per sindrome coronarica acuta è stato di 1.700 e due pazienti su tre sono uomini. “Nonostante gli innegabili successi del trattamento ospedaliero nei pazienti con sindrome coronarica acuta, la prognosi nei mesi successivi al ricovero rimane ancora insoddisfacente – continuano i medici della Fimg - Infatti dopo un episodio di scompenso cardiaco la mortalità nei mesi successivi è molto alta ed è elevata anche l'incidenza di re-ospedalizzazioni per recidive nei successivi”. Le motivazioni di questo fenomeno sono varie: età media elevata dei pazienti, la dimissione di pazienti che non hanno ben compreso quanto accaduto, problematiche sociali e cognitive, con conseguente scarsa aderenza ai trattamenti farmacologici e ai consigli sullo stile di vita. “Oltre il 30% dei pazienti sospende le terapie prescritte e oltre il 60% dei pazienti che hanno smesso di fumare riprende a farlo”, precisano dal Fimg. Secondo i dati dello studio “Blitz”dell'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri risulta, infatti, che: “Il 20% dei ricoverati per infarto saranno costretti a re-ospedalizzazioni precoci entro i primi 6 mesi dal primo evento. In tal senso, il momento della dimissione dall'ospedale è divenuto cruciale, costituendo, sia per paziente che per il sistema sanitario, una potenziale criticità e una significativa condizione di vulnerabilità. Se la dimissione non viene inclusa tra le attività ‘strategiche’ del percorso di cura, si rischia di produrre un effetto circoscritto all'immediatezza dell'anno terapeutico, senza consolidare risultati duraturi. E' pertanto indispensabile dedicare tempo e risorse al momento della dimissione”.